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Cronaca

Finti incidenti per i rimborsi dall'assicurazione: chiesti 12 anni per tre imputati

Quattro persone davanti al Gup, per tutti l'accusa è di concorso in truffa ai danni delle assicurazioni: le indagini sono ancora in corso, gli indagati sono arrivati a duecento

Pesanti richieste di condanna per la maxi truffa alle assicurazioni attraverso finti incidenti stradali. Il pm Emilio Pisante, oggi 16 marzo, ha chiesto al giudice per l’udienza preliminare Italo Ghitti 12 anni di reclusione per tre degli imputati e 5 per un quarto. Quelli di oggi sono i primi imputati a essere processati, all’interno della inchiesta condotta dai carabinieri di Rivergaro che nel giugno dello scorso anno portò in carcere 21 persone. L’indagine è tuttora aperta e gli indagati sono arrivati a duecento, mentre si è aperto un nuovo filone che vede coinvolti anche un paio di medici e un avvocato.

Dodici anni sono stati chiesti per Massimo Pagano, G. D. e Giuseppe Siciliano, mentre 5 per Giacomo Mangiaracina. Tutti sono attualmente agli arresti domiciliari. Per tutti, la procura ha ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni delle assicurazioni, un reato specifico che prevede da uno a cinque anni di carcere per chi finge incidenti o ferite dovute a sinistri stradali.

Sabato è prevista l’udienza dedicata alle difese e alle parti civili - in totale sono sette - che ancora non sono intervenute. Molte le assicurazioni che sono state danneggiate dagli incidenti tarocchi messi in scena da attori che venivano pagati proprio per questo. Al resto ci pensavano gli avvocati, considerati le menti del raggiro, fiduciari senza scrupoli delle assicurazioni e medici compiacenti che redigevano documenti che attestavano falsi danni fisici. Decine di “attori” hanno già patteggiato.

Cinque nuove misure cautelari, intanto, sono state eseguite in settembre tra Piacenza e Provincia. Di nuovo nei guai l’avvocato piacentino che era già stato arrestato all’epoca: per lui un’altra misura cautelare. E la nuova indagine è partita proprio indagando su di lui. Questa volta, però, nell’inchiesta sono finti anche altri due medici. Uno di loro lavora al pronto soccorso di Piacenza e l’altro è un collega fiduciario della Unipol. Entrambi sono stati sospesi dal servizio. Per tutti l’accusa è di concorso in truffa ai danni delle assicurazioni. Il medico del pronto soccorso è accusato inoltre di falso in atto pubblico, mentre il suo collega di falso ideologico. Diversi anche gli indagati a piede libero, tutti piacentini insospettabili che si sarebbero prestati alla truffa.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Emilio Pisante, ha fatto nuovamente luce su un giro di falsi incidenti, simulati ad arte per ottenere il risarcimento dall’assicurazione grazie a lesioni inesistenti.  Gli attori - secondo quanto sostiene la procura di Piacenza - si presentavano in ospedale dove ottenevano giorni di prognosi e un referto attestante gravi lesioni, pur essendo sani come dei pesci. E a ogni visita di controllo i giorni di prognosi aumentavano. Il resto della parte lo facevano, successivamente, il medico dell’assicurazione e poi l’avvocato. Secondo gli investigatori, gli incidenti fasulli sarebbero una decina. Ricco il business: i risarcimenti avrebbero raggiunto i 30mila euro per ogni caso. L’indagine non è terminata e tra gli altri illeciti, i carabinieri avrebbero scoperto anche risonanze magnetiche taroccate.

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