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Cronaca Ferriere

Ferriere, messa ecumenica con devoti di quattro continenti

Giornata evento quella di domenica 17 agosto a Ferriere. Nel pomeriggio spazio a cultura, danze, sport con artisti da Crimea, Russia e Taywan. Con loro la ballerina Liliana Così, il maestro Julian Lombana e il giornalista Oliviero Beha

Ferriere. “Nutrire il Pianeta Energia per la Vita”. Il tema scelto dall’Italia per Expo Milano 2015, è stato condiviso e adottato da tempo dal Festival dei giovani, ed al centro degli incontri dei soggiorni che animano Casa Montagna Ferriere. La sfida all’umanità sul problema del nutrimento dell’uomo e della Terra, non è però stato visto negli aspetti contradditori del cibo e della sua disponibilità, ma soprattutto come progetto culturale di alimentazione della mente che si nutre di conoscenza e di bellezza e soprattutto - ha ricordato don Giuseppe Calamari nella messa ecumenica concelebrata con mons. Giancarlo Conte domenica 17 agosto - di amore per il prossimo. Messa ecumenica perché la celebrazione è stata partecipata da devoti di quattro continenti di nazioni europee, asiatiche, africane, del sud America e da gruppi artistici del folclore di Crimea, Russia e Taywan.

La giornata cosmopolita ferrierese è proseguita nel pomeriggio sull’ampio piazzale di Casa Montagna, dove i gruppi artistici hanno fornito in contemporanea saggi della loro bravura coinvolgendo le estemporanee platee. E’ poi stata la volta di ospiti di prima grandezza quali l’ètoile Liliana Cosi, il giornalista Oliviero Beha e il maestro di musica Julian Lombana che, partendo dalla premessa comune - “il cibo frutto della cultura e riflesso delle specificità e delle diversità, è uno dei tratti più facilmente riconoscibili dell’originalità dei popoli e delle culture del mondo” - hanno evidenziato come l’esperienza di Casa Montagna costituisca un grande e significativo esempio di integrazione, tanto che, ha affermato Beha, «non ho mai vista da nessuna parte una situazione in grado come questa, di centrare  bellezza e cultura».

«L’arte, tutte le arti - ha detto Liliana Cosi - sono fondamentali nella formazione dei giovani e nel cambiamento in meglio della società. Tra le poche cose che l’ètoile ha detto di odiare vi è “il Dio Danza”, nel senso che la danza va intesa come un mezzo per tirare fuori dalla persona quanto di meglio ha in se; un’arte che deve dare gioia alle persone e saper trasmettere agli spettatori l’incanto della musica e delle immagini. Sono traguardi che si raggiungono con fatica e umiltà attraverso la formazione e il costante aiuto di un maestro solo attraverso le correzioni si può migliorare, le persone devono essere assetate di armonia e necessità interiore». Il maestro Lombana ha testimoniato riconoscenza a Carlo Devoti, animatore di Casa Montagna, tra primi sostenitori del progetto che vede riuniti giovani musicisti da più paesi, europei ed extraeuropei, provenienti da realtà socio-economiche e culturali molto diverse, con il fine primario di realizzare ogni anno, attraverso i meccanismi compiuti e regolati che sono l’orchestra e il coro, un piccolo modello di società integrata e mostrare concretamente quale sia la forza di trasformazione che questa proposta socio culturale sa sprigionare. 

Oliviero Beha dopo aver trattato in trasmissioni televisive e nei suoi libri le tante cose che in Italia non vanno, nel suo ultimo libro uscito da alcuni mesi per l’editore “Piemme voci”, ha trattato una storia positiva che ha protagonista Gino Bartali, ma non il grande campione sportivo, bensì una storia straordinaria marginale al ciclismo e per la quale “Ginettaccio” nel 2013 è stato iscritto dal Museo dell’Olocausto di Gerusalemme nell’elenco dei “Giusti”. Il libro tratta del "postino" Gino Bartali che, fingendo di allenarsi, portava documenti per salvare centinaia di vite umane, soprattutto ebrei, da nazisti e fascisti, rischiando, a sua volta, di essere fucilato. Nell'inverno del 1943, Bartali aveva già vinto due Giri d'Italia, un Tour de France, due Milano-Sanremo e tre Lombardia. Mentre le leggi razziali venivano applicate con brutalità in Europa, circa quindicimila ebrei raggiunsero l’Italia per trovare rifugio. È in quel momento che il campione diventò una sorta di staffetta al servizio della rete clandestina Delasem. Appunto finse di allenarsi mentre, in realtà, trasportava documenti falsi, celati nei tubi del sellino e del manubrio. Migliaia di chilometri, percorsi avanti e indietro da Firenze, per consegnare nuove identità alle famiglie ricercate con feroce determinazione dai fascisti della Rsi e dai nazisti. Furono più di ottocento gli ebrei che ebbero salva la vita grazie al valore silenzioso di un grande uomo del Novecento.  Bartali non parlò mai di questa sua esperienza venuta alla luce a seguito del riconoscimento conferitogli dal Museo dell’Olocausto: un cuore in fuga, che custodiva un grande segreto. Senza dire una parola. «Perché - ha concluso Beha, con una stoccata esplicita a Renzi - era un uomo che faceva e non diceva, contrariamente a chi dice e non fa».

La giornata evento è stata conclusa dal Coro Polifonico Le Ferriere, diretto da Massimiliano Pancini. Il “Concerto d’estate” ha avuto come prologo un canto del Gruppo “Rus Pjeb” della città russa di Izhevsk, seguito dai coristi ferrieresi che hanno presentato otto canti nati, tranne qualche eccezione, nel disagio delle trincee di guerra, seguiti, nella seconda parte del concerto, da altrettante esecuzioni di musiche inneggianti alla pace, con un repertorio concluso dall’Inno alla gioia di Beethoven. Particolarmente soddisfatto, il numeroso pubblico ha decretato il successo pieno del concerto. Tra i presenti il sindaco di Ferriere Giovanni Malchiodi e il presidente della Banca di Piacenza ing. Luciano Gobbi. Oltre a congratularsi con la presidente della corale Lucia De Micheli, hanno fiancheggiato con calore le richieste del poi concesso bis.

Giornata evento a Ferriere - ©Passerini/IlPiacenza

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