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«Gli arresti di Arafat e Pallavicini fatti per spaventare e criminalizzare l'attività sindacale»

Si Cobas: «Revocato dal consiglio di stato il foglio di via emesso dalla questura per un responsabile del sindacato. Ora vengano tolte le misure anche agli altri»

«Con sentenza del 14 luglio scorso, il Consiglio di Stato ha revocato il foglio di via emesso dalla questura di Piacenza il 14 ottobre 2021 contro il responsabile del Si Cobas Massimiliano Donadelli, all’indomani di uno sciopero che interessò il magazzino Amazon di Castelsangiovanni pochi giorni prima del provvedimento», lo rende noto in una nota il sindacato.

«Le motivazioni addotte  - dicono - sono particolarmente rilevanti e meritano di essere riportate per esteso. Si legge infatti nella sentenza che “…con sentenza del 2019, il Consiglio di Stato si è già espresso nel senso che la semplice presenza a un picchetto di molte persone finalizzato ad ostacolare gli automezzi in entrata o in uscita dallo stabilimento…non connotata da elementi che consentano di rintracciare violenza o minaccia da parte di un determinato soggetto, non può integrare da sola sintomo di pericolosità sociale a carico di questo, se non si vuole trasformare il diritto alla prevenzione in un surrettizio, indebito, strumento di repressione della libertà sindacale e del diritto di sciopero e, in ultima analisi, in una misura antidemocratica”».

«Parole pesantissime: ricordiamo che a Piacenza,  - prosegue la nota - oltre a Donadelli, sono decine i sindacalisti e i lavoratori sottoposti a misure che proprio dalla criminalizzazione dello sciopero traggono la loro (errata) giustificazione. Parliamo di fogli di via ma anche di avvisi orali, denunce per violenza privata e addirittura di misure cautelari preventive. Persino attivisti del Si Cobas giunti da fuori Piacenza per alcuni scioperi hanno subito medesimi trattamenti». «Per loro e per tutti gli attivisti piacentini chiediamo ora il ritiro di queste misure, nel rispetto delle motivazioni della sentenza ma anche per dissipare le inquietanti ombre sui profili di validità sostanziale dello Statuto dei Lavoratori e delle libertà costituzionali più generali. Rispetto allo Statuto dei Lavoratori, è infatti palese come, colpo su colpo, esso risulti oggi un mero involucro svuotato di contenuti».

«Lo si evince – continua - dalla moltiplicazione delle forme di inquadramento contrattuale e dal costante attacco al diritto di sciopero (nella cui scia si inseriva anche questo provvedimento), ma anche da interventi legislativi come la recentissima approvazione, infilata di soppiatto nel “Pnrr2”, di una modifica al Codice Civile che libera i grandi marchi della logistica dalla responsabilità in solido con i consorzi fornitori di manodopera in caso di ammanchi in busta paga (parliamo di un colpo durissimo che di fatto legalizza il furto in busta paga ad oltre 9mila lavoratori piacentini)».

«Rispetto alle libertà costituzionali, è fin troppo facile constatare come la sequela di denunce e fogli di via (ma anche di impianti accusatori che ribaltano grottescamente i ruoli fra chi organizza scientificamente lo sfruttamento extra legem dei lavoratori e chi invece si batte proprio per il rispetto della legalità del lavoro, il Si Cobas) abbia caratterizzato l’approccio generale di questure e procure in questi ultimi anni». «Ricordiamo - dicono - che proprio a Piacenza nel 2021 avvennero i clamorosi arresti di Arafat e Pallavicini, una forzatura del tutto aleatoria per spaventare e criminalizzare la normale opera attività sindacale proprio nell’ambito di una vertenza, quella Fedex, in cui la completa ragione dei lavoratori venne poi confermata dai fatti con la chiusura arbitraria dello stabilimento piacentino da parte della multinazionale americana. Bene dunque che arrivino sentenze come questa: noi, consapevoli che sono possibili altre macchinazioni volte a ridurre al silenzio gli operai piacentini ma anche del fatto che il nostro lavoro, volto a garantire condizioni di stabilità e legalità, ha generato attorno a noi una solidarietà crescente, continueremo sulla strada che ha permesso a migliaia di piacentini di fuoriuscire dal lavoro nero o da condizioni di brutale sfruttamento».

«Ogni giorno – conclude il coordinamento provinciale - i grandi media ci propinano inviti alla guerra “contro chi arresta gli oppositori interni”, ed è dunque farsesco dover gioire per sentenze come questa che non dovrebbero aver ragione di esistere in un paese democratico. Da ciò la consapevolezza che la Piacenza e l’Italia del domani potranno esistere proprio grazie a persone che, come Massimiliano e tanti militanti del Si Cobas, hanno avuto il coraggio di non piegare la testa di fronte all’ingiustizia e all’uso ed improprio dei dispositivi repressivi e giudiziari».

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