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Cronaca

«Grande valenza politica nell'attacco repressivo al Si Cobas e a Controtendenza»

Il Collettivo: «Rispediamo le accuse al mittente: non sarà una becera criminalizzazione delle nostre lotte a farci passare dalla parte del torto»

«Il 10 marzo, la questura ha avviato un’operazione repressiva che ha coinvolto decine di lavoratori del magazzino Fedex-TNT e alcuni dei principali operatori provinciali del Si Cobas Piacenza, tra cui un compagno del nostro collettivo. L’attacco repressivo prevede: 5 divieti di dimora nel comune di Piacenza, almeno 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno, 21 indagati con possibili misure di sorveglianza speciale, sequestro di computer e telefoni, 13.200 euro di multa per presunta violazione delle misure di contenimento dei contagi e, infine, arresti domiciliari per due dei principali esponenti del sindacato, Mohamed Arafat e Carlo Pallavicini».  Si legge in una nota del Collettivo Controtendenza. 

«Come collettivo ControTendenza vogliamo rigettare con forza la retorica portata avanti in queste ore da parte delle autorità, secondo cui ci sarebbe una distinzione netta tra una violenza ingiustificata da parte degli operai del Si Cobas e le “normali” pratiche sindacali.  In questo modo, infatti, forti dello stigma posto da Cisl, che tutto ha fatto tranne che favorire condizioni dignitose per gli operai dei magazzini, le autorità tentano di svuotare di significato sindacale gli scioperi avvenuti in queste settimane. Come lo stesso comunicato stampa del Si Cobas ha puntualizzato, infatti, lo sciopero che ha causato le misure in questione si stava svolgendo in modo del tutto pacifico, fino a che “una carica unilaterale del reparto-celere con lacrimogeni sparati ad altezza-uomo contro gli scioperanti non portasse a trasformare una vertenza sindacale in un problema di ordine pubblico”». 

«Qui  - prosegue la nota - emerge tutta la valenza politica di questo attacco repressivo: non solo la violenza dei reparti celere è schierata per difendere gli interessi di aziende che sfruttano i lavoratori, ma viene anche messo in moto un massiccio apparato repressivo per bloccare qualsiasi tentativo di far rispettare i diritti del lavoro, faticosamente conquistati in anni di lotte operaie. Questo ci pare tutto tranne che garantire un normale rispetto dei meccanismi sindacali sanciti dalla costituzione, come millanta la procuratrice in conferenza stampa. Inoltre, è stato spesso citato l'ambiente antagonista piacentino, identificato nel nostro collettivo, come “collante” del tessuto operaio in lotta con quello studentesco e cittadino. Il tentativo insito in questa retorica è criminalizzare la partecipazione di una componente non strettamente operaia agli scioperi giusti e legittimi del sindacato Si Cobas, prendendosela con quella che è una solidarietà del tutto naturale: sappiamo bene e lo abbiamo anche dimostrato durante l'assedio di Amazon durante l'8 marzo, che la lotta di classe è intersezionale a tutte le altre lotte e non saranno arroganti accuse a stroncare la solidarietà nel Piacentino».

«Rispediamo dunque le accuse al mittente: non sarà una becera criminalizzazione delle nostre lotte a farci passare dalla parte del torto. Ora più che mai è necessario far emergere la solidarietà di cui la città è capace, per rispondere a questo attacco a testa alta e senza farci intimorire.  Facciamo appello a tutta la città, aI lavoratori e ai solidali a prendere parte al presidio che ci sarà a Piacenza alle 14.30 sabato 13 marzo».

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