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Cronaca San Lazzaro / Via Emilia Parmense

Grazie all'Arma scongiurata l'esportazione all'estero: le statue del Cybei tornano nel mausoleo di Alberoni

Dopo 25 anni tornano nella chiesa di San Lazzaro quattro delle sei statue rubate nel 1996. A ritrovarle i carabinieri del Tpc di Bologna. Il parroco Bulla: «Quel giorno provai smarrimento e impotenza»

«Quella mattina d'inverno quando sono entrato in chiesa e ho visto ciò che era accaduto ho provato un forte senso di smarrimento e impotenza, un vero e proprio tuffo al cuore. Dopo così tanti anni poter rivedere le nostre statue è un'emozione grandissima». A dirlo don Pietro Bulla, parroco della chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo De Paoli nella mattinata del 9 aprile. Finalmente dopo complesse e minuziose indagini condotte dal nucleo carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale di Bologna, quattro delle sei statue realizzate da don Giovanni Cybei nel 1753 e rubate il 21 dicembre 1996 dalla chiesa sulla via Emilia Parmense, sono tornate a casa. Il gruppo scultoreo originale, realizzato in marmo bianco di Carrara, era ad ornamento del mausoleo del cardinale Giulio Alberoni. Comprendeva le statue allegoriche della Fortezza, Prudenza, Fede e Carità nonché due putti, lo stemma e il ritratto del defunto.

San Lazzaro: la restituzione della statue rubate nel 1996 - Gatti/IlPiacenza

All'appello mancano ancora le statue di Fortezza e Fede. L'eccezionale recupero è frutto di un'accurata indagine e di unstatue rubate san lazzaro 2021-2 dettagliato controllo effettuato dalla sezione Elaborazione Dati del comando Tpc attraverso la comparazione delle immagini inserite nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti (la banca dati più grande del mondo) con quelle delle statue, presentate da una galleria milanese all'Ufficio di esportazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato, per l'ottenimento di un attestato per l'esportazione delle opere d'arte.  Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ornella Chicca, hanno confermato - ha spiegato il comandante del Tpc, il colonnello Giuseppe De Gori - che le sculture erano proprio quelle trafugate a Piacenza e che sarebbero state vendute all'estero per circa 10-15mila euro l'una (ovviamente non erano state presentate come opere del Cybei, tenendo presente che la sua produzione non ha prezzo). Andando a ritroso gli accertamenti hanno permesso di chiarire che le quattro statue erano state vendute nel 2018 a diversi antiquari tra il Piemonte e la Lombardia. In origine erano state vendute dai famigliari di un commerciante del settore che perà aveva cessato l'attività proprio nel 1996. «La felicità di don Pietro è quella di tutta Piacenza e dell'intera comunità culturale. Tornare in possesso del nostro patrimonio culturale è molto importante, ringrazio pertanto l'Arma dei carabinieri che ancora una volta si è rivelata fondamentale grazie ai vari reparti speciali che racchiudono competenze determinanti. In questo periodo particolare e difficile il ritorno a casa delle statue deve rappresentare un'occasione di speranza e di ripartenza per tutti noi», ha detto l'assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi. 

Giorgio Braghieri, presidente dell'Opera Pia Alberoni e Padre Nicola Albanesi (superiore del Collegio Alberoni) hanno ringraziato i carabinieri e la procura esprimendo la grande soddisfazione di poter di nuovo avere almeno parte del gruppo marmoreo: «Il vero monumento che ci ha lasciato il cardinale è il Collegio che ancora oggi garantisce la formazione e la crescita di seminaristi che ora come allora non potevano permettersi gli studi. Dedicò la sua vita e donò il suo patrimonio per ciò che gli stava più a cuore». «Tutto il patrimonio artistico ecclesiastico deve essere messo a disposizione della collettività: tutti devono poter gustare l'arte», ha detto il vescovo monsignor Adriano Cevolotto. Presenti anche il colonnello dell'Arma, Alfredo Beveroni e il comandante della stazione di Piacenza Levante Salvatore Russo: sono stati ringraziati da De Gori per l'importante ruolo che la territoriale svolge anche in casi come questi. Anna Còccioli Mastroviti, funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza, ha infine ripercorso la vita dell'autore. Presente anche l'avvocato Corrado Sforza Fogliani che è stato ringraziato pubblicamente per aver custodito gratuitamente l'Ecce Homo nel caveau della Banca di Piacenza di cui è presidente onorario.

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