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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Morfasso / Via Roma

Guardie mediche, il comitato di Morfasso: «Lusenti non ci ha voluto incontrare»

Una cinquantina di componenti del comitato di difesa della Guardia Medica di Morfasso, ha presenziato all'inaugurazione del pronto soccorso di Piacenza, chiedendo di poter parlare con l'assessore regionale alla sanità Lusenti. Tiramani: «Non ci hanno fatto entrare e Lusenti non ci ha incontrati»

Il 4 luglio, una cinquantina di abitanti di Morfasso ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del nuovo pronto Soccorso dell’ospedale di Piacenza per portare la personale testimonianza a difesa del Servizio di guardia Medica del comune dell’alta Val d’Arda. I componenti del comitato spontaneo che si è creato qualche settimana fa, si sono presentati all’evento, aperto al pubblico, indossando una maglietta con la scritta “Salviamo la Guardia Medica di Morfasso” con l’intento di presenziare in modo educato e civile, testimoniando la loro battaglia. «All’ingresso del Polichirurgico – spiega il portavoce del comitato Gian Francesco Tiramani - il personale  di vigilanza dell’Ivri ha bloccato i morfassini riferendo, sempre con estrema gentilezza, di aver ricevuto ordini di non far entrare i delegati. Abbiamo cercato di capire da dove e da chi arrivasse un tale inspiegabile divieto». L’Ausl ha poi comunicato di sua iniziativa che lo stesso assessore regionale alla Sanità, Lusenti, avrebbe incontrato la delegazione di Morfasso al termine della manifestazione. «Noi siamo comunque entrati nella sala indossando la maglietta ritenendo che non vi fosse nulla di sconveniente o di offensivo, ribadendo con fermezza il pieno diritto di partecipare come cittadini, con l’educazione ed il senso civico che ci ha sempre contraddistinti».

Lusenti tuttavia non si è poi fermato a parlare con alcuna delegazione. «Non avrei mai pensato di vedere simili atteggiamenti nella nostra città – continua Tiramani - soprattutto da parte di chi è lì per delega e con i compensi di tutti noi. Ci siamo presentati con educazione e rispetto ma siamo stati accolti e pre-giudicati come dei Black bloc qualsiasi. Siamo orgogliosi della nostra terra e della scritta che portavamo sulle maglie. Ci siamo sempre resi disponibili per un confronto costruttivo immaginando che dall’altra parte vi fossero interlocutori altrettanto disponibili ma abbiamo dovuto subire una discriminazione ingiustificabile. Ci sentiamo feriti – conclude un’amaro Tiramani in rappresentanza di tutto il comitato - per come siamo stati giudicati e trattati e questa non può essere neppure lontanamente la nostra idea di “cittadinanza attiva” e di democrazia. Noi continueremo ancor più a lottare civilmente per una causa a favore della quale abbiamo esposto considerazioni obbiettive e sostanziali e su questo chiediamo un confronto con chi ha l’obbligo, non la facoltà, di raccogliere le idee e le segnalazioni degli utenti».

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