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In tribunale / Peep / Via Divisione Partigiana Piacenza

«Ho chiesto a quel ragazzo armato di non fare del male a mio papà»

Al via il processo per tentato omicidio che vede sul banco degli imputati un ex guardia giurata. E’ accusato di aver puntato una pistola carica ad un uomo nel cortile di casa. In aula parla la figlia della vittima, all’epoca 14enne

«Mi sono messa davanti a mio padre e ho chiesto a quel ragazzo di non fargli del male». A spiegarlo in tribunale la figlia, ora 18enne, dell’uomo francese al quale Paolo Celia - secondo l'accusa (pm Ornella Chicca) - avrebbe puntato una pistola con il colpo in canna nella serata del 15 giugno 2018 in un cortile in via Divisione Partigiana Piacenza dove entrambe le famiglie vivevano. Si è aperto nella mattinata del 27 ottobre il processo celebrato con rito ordinario davanti al collegio di giudici presieduto da Stefano Brusati (a latere Camilla Milani e Alessandro Rago) per l’ex guardia giurata difeso dall’avvocato Emanuele Solari e accusato di tentato omicidio. All’epoca la ragazza aveva 14 anni e ha raccontato in aula quei drammatici momenti, l’udienza è stata sospesa per circa dieci minuti quando la giovane è scoppiata in lacrime per la forte emozione. Ha spiegato che stava giocando a nascondino con altri vicini di casa: «ad un certo punto - ha detto - è arrivato un uomo che ha detto a mio papà che facevamo troppo rumore e che doveva farci smettere, poi l’ha colpito con calci e pugni ed infine si era allontanato dicendo che non aveva ancora finito». Il padre, ferito e dolorante, si sarebbe rialzato e avrebbe camminato per qualche metro quando l’imputato gli avrebbe puntato una pistola armata davanti ai suoi tre figli e parecchie altre persone. Ed è a quel punto che la ragazza gli si è messa davanti per proteggere il genitore ferito chiedendo all’imputato di non fargli del male. Decisivo l’intervento più che tempestivo dei poliziotti delle volanti che sono arrivati in pochissimi minuti e hanno disarmato e bloccato l’uomo, oggi quasi 30enne, prima che la situazione degenerasse. Nel procedimento è imputata anche la madre del presunto aggressore accusata di aver colpito la vittima - parte civile con l’avvocato Antonino Rossi - con alcuni calci quando già era a terra. Portato all’ospedale era stato medicato e giudicato guaribile in trenta giorni per svariate ecchimosi, contusioni e fratture costali.

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