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La testimonianza

«Ho fatto il mio dovere. Il defibrillatore determinante per salvare una vita»

Parla l'infermiera che sabato mattina ha soccorso un uomo, colto da malore in un centro commerciale

Il defibrillatore salva un’altra vita. È successo sabato mattina in un centro commerciale di Piacenza dove un intervento precoce con il DAE dei professionisti 118 ha permesso di far riprendere a battere il cuore di un 76enne colpito da arresto cardiaco. Nel soccorso ha avuto un ruolo cruciale anche un’infermiera della Rianimazione dell’ospedale di Piacenza, Stefania Petrosino, che casualmente stava entrando insieme al marito e alla figlia. “Ho l’occhio abituato a cogliere se qualcosa non va, fa parte del mio lavoro. Ho visto subito un piccola folla intorno un uomo svenuto a terra. Non era cosciente e non respirava”. Stefania sa benissimo cosa fare e non ci pensa un attimo. Inizia il massaggio cardiaco. Nel frattempo viene chiamato il 118 e l’infermiera aggiorna la Centrale operativa Emilia Ovest. Serve un defibrillatore. In pochissimi minuti arrivano i professionisti del 118, i volontari della Croce Bianca e anche una volante del 113 in supporto. 
Grazie alle scariche dello strumento salvavita, dopo alcuni tentativi, il cuore dell’uomo ricomincia a battere. I sanitari stabilizzano  quindi il paziente e lo portano in Unità coronarica, all’ospedale di Piacenza, dov’è ora ricoverato in buone condizioni. 

“Ho toccato con mano come il DAE sia determinante per salvare una vita”, evidenzia Stefania, ancora frastornata e un po’ sorpresa dall’interesse dei media per il suo intervento. “Ho fatto solo quello che dovevo. Ma voglio ribadire ancora una volta che siamo una città davvero fortunata. In pochissimi minuti abbiamo avuto la possibilità di soccorrere un uomo con un dispositivo in grado di far ripartire il cuore”. “Il defibrillatore può essere usato da tutti, non solo dai sanitari – evidenzia Daniela Aschieri, direttore di Cardiologia e presidente di Progetto Vita – ed è per questo che noi continuiamo a portare avanti il nostro duplice impegno: una presenza di DAE sempre più capillare sul territorio e una formazione di volontari laici. Solo così potremo continuare a salvare vite”.

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