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I ladri intercettati al telefono: «Adesso non si può più nemmeno lavorare in pace»

I dettagli dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto di otto piacentini per associazione a delinquere finalizzata ai furti: sono accusati di 21 colpi tra abitazioni, aziende e case di cura. Recuperata refurtiva per centinaia di migliaia di euro

«Adesso non si può più nemmeno lavorare in pace». Peccato che in questo caso la parola lavorare sottintendesse il rubare nelle case. A intercettare questa conversazione telefonica, in stretto dialetto piacentino, sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza. Al telefono c’erano due degli otto arrestati, tutti piacentini, che nei giorni scorsi sono finti alle Novate con la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata ai furti. Stavano commentando tra loro un articolo di giornale in cui si diceva che le forze dell’ordine avrebbero a breve aumentato i controlli e le pattuglie in città proprio per prevenire i furti.
I dettagli dell'operazione sono stati illustrati dal capo della procura di Piacenza Salvatore Cappelleri e dal sostituto Michela Versini, titolare dell’indagine. Gli otto arrestati, tra i quali il noto ristoratore piacentino Pasquale Tortora accusato di ricettazione, sono ancora tutti in carcere dopo che il giudice per le indagini preliminari Elena Stoppini ha convalidato la custodia cautelare al termine dell’interrogatorio di garanzia.

«Siamo di fronte a dei veri professionisti, che non si muovevano per poca roba: colpivano soltanto se ne valeva la pena, vale a dire se vi erano casseforti oppure oggetti di particolare valore». Lo sottolinea il procuratore Cappelleri, complimentandosi con il Nucleo investigativo per aver dato una risposta importante a una piaga come quella dei furti nelle abitazioni, particolarmente odiosi per chi li subisce.
In tutto sono 21 i capi di imputazione, ovvero i colpi portati a segno, per i quali gli otto indagati devono rispondere a vario titolo: ma molti altri furti potrebbero essere scoperti in futuro grazie alle indagini e agli accertamenti che sono tuttora in corso. Ognuno di loro - hanno spiegato il colonnello Luca Pietranera e il capitano Massimo Barbaglia - aveva un ruolo ben preciso: c’era chi si occupava di carpire le notizie su un determinato obiettivo, chi faceva il sopralluogo con tecniche militari per capire se vi fossero allarmi o particolari problemi, c’era chi faceva da palo e chi guidava le auto per la fuga. E poi c’era chi materialmente entrava in casa, approfittando dell’assenza dei proprietari, e portava materialmente a segno il colpo. E infine c’era anche chi si occupava di acquistare subito la merce rubata: «La presenza di un ricettatore al quale consegnare la merce subito dopo il colpo - dicono in procura - permetteva di sbarazzarsi in fretta del materiale, e quindi li rendeva più difficilmente individuabili».

«Utilizzavano telefoni cellulari non intestati né riconducibili a loro - spiega il pm Michela Versini - e negli spostamenti notturni usavano più automobili con una tecnica ben collaudata per evitare di incappare nei controlli delle forze dell’ordine».
Tra gli arrestati anche una donna incensurata che lavora in un negozio di una catena Compro Oro della città. «Lei - dicono gli inquirenti - era tra gli informatori della banda: conversando con i suoi clienti carpiva informazioni sulla presenza in casa di una cassaforte o di oggetti di particolare valore, sulla ubicazione e sugli allarmi. Poi le girava ai complici che provvedevano al colpo».

I carabinieri stanno ancora vagliando l'enorme quantità di refurtiva rinvenuta durante le perquisizioni di questi giorni: orologi, gioielli, quadri e oro per centinaia di migliaia di euro di valore.

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