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Cronaca Via Antonio Anguissola

Il 118 di Piacenza si spegne il 10 dicembre. Nani: «La centrale però andrà avanti»

Il 118 di Piacenza verrà spento la mattina di mercoledì 10 dicembre. Tecnicamente si chiama “switch off”: da quel momento, tutte le chiamate al numero dell’emergenza sanitaria provenienti da Piacenza e provincia verranno evase dalla centrale unica che si trova a Parma. Dopo 20 anni si chiude dunque definitivamente l’attività della centrale di via Anguissola per quanto riguarda la gestione delle chiamate sanitarie d’urgenza

Il 118 di Piacenza verrà spento la mattina di mercoledì 10 dicembre. Tecnicamente si chiama “switch off”: da quel momento, tutte le chiamate al numero dell’emergenza sanitaria provenienti da Piacenza e provincia verranno evase dalla centrale unica che si trova a Parma. Dopo 20 anni si chiude dunque definitivamente l’attività della centrale di via Anguissola per quanto riguarda la gestione delle chiamate sanitarie d’urgenza. «Questa centrale non chiuderà ma rimarrà sempre un punto di riferimento per tutto il sistema di emergenza territoriale, e l’ipotesi di riorganizzazione è legata la coordinamento di tutti i trasporti secondari, urgenti e non urgenti, e ad un coordinamento della continuità assistenziale».

Lo spiega il piacentino Stefano Nani che, insieme alla dottoressa Enrica Rossi del 118 di Piacenza, coordina il Comitato di direzione e controllo attività della nuova centrale 118 che accorpa le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.
«L’utente che chiamerà il 118 - spiega Nani -  non si accorgerà del cambiamento. Risponderà sempre un operatore infermieristico formato e addestrato al triage telefonico per fornire una risposta appropriata rispetto ai diversi livelli di emergenza-urgenza. Fisicamente però non sarà più a Piacenza, ma nella centrale unica di aera omogenea Emilia Ovest con sede a Parma».

«L’indirizzo di questo comitato che coordiniamo io ed Enrica Rossi - sottolinea Nani - è più tecnico-operativo, e punta all’integrazione della nuova centrale operativa con le tre emergenze territoriali di Piacenza, Parma e Reggio che hanno peculiarità differenti. Nel tempo, prenderemo le migliori di queste peculiarità e le metteremo man mano a disposizione di tutti».

Quali sono queste peculiarità che Piacenza non perderà, ma che - anzi - esporterà anche nella altre due province emiliane?
«Sicuramente - dice Stefano Nani - l’esperienza della rete integrata tra i professionisti (medici e infermieri) e il volontariato: due distinte realtà che storicamente a Piacenza lavorano in stretta sinergia dando ottimi risultati in termini di efficacia, qualità, ed efficienza del sistema. Poi abbiamo reti uniche in Europa come il Codice blu e la sua applicazione sul territorio con la rete dei defibrillatori. E ancora gli ottimi risultati del trattamento dello Stemi (l’infarto miocardico acuto, ndr) e dell’ictus. Non da ultimo la gestione del paziente politraumatizzato: una casistica sulla quale negli ultimi anni è stata fatta tanta attività formativa grazie anche al gruppo dedicato alle maxi emergenze, e che rappresenta al nostro interno un fiore all’occhiello. Sarà però interessante approfondire anche quello che, invece, le altre realtà emiliane hanno più sviluppato rispetto a noi e che renderanno, a loro volta, disponibile su tutto il territorio».

Il personale di Piacenza come sta vivendo questa novità?
«Il percorso è stato affrontato con un atteggiamento da grandi professionisti. Nessuno è mai entrato direttamente nella polemica. Hanno ascoltato e creduto nelle voci e nelle indicazioni portate avanti dai responsabili. La direzione ha fatto tutto il possibile per agevolare l’operatore del 118 nell’integrazione con questo nuovo modello organizzativo. Sicuramente, per ciascuno, questa decisione viene professionalmente accettata, anche se probabilmente rimarrà un pizzico di amarezza: molti di questi operatori hanno fatto nascere la centrale operativa a Piacenza e hanno speso buona parte della loro vita nel farla crescere. Oggi si trovano ad affrontare l’impegno di una nuova riorganizzazione che vede questa attività condivisa con altri».

Che ne sarà dunque, dal 10 dicembre, dell’attuale centrale del 118 di Piacenza?
«Sicuramente rimarrà operativa, non chiuderà, anche se le emergenze telefoniche verranno gestite da Parma. L’ipotesi di riorganizzazione per la nostra realtà è legata al coordinamento di tutti i trasporti secondari, urgenti e non urgenti, e a un coordinamento della continuità assistenziale, in risposta all’utente, da parte dell’infermiere esperto in ambito 118, e che riesca nell’immediatezza della chiamata a indirizzare la risposta alla guardia medica o ad altre strutture sanitarie presenti sul territorio piacentino».

Di recente però con il black out telefonico di Telecom Italia in occasione dell’alluvione a Parma alla metà di ottobre, il 118 di Piacenza ha dato grande prova di professionalità nella gestione di un problema potenzialmente molto grave, risolvendolo brillantemente.
«La caduta della rete pubblica telefonica ovviamente aveva avuto gravi ripercussioni anche sulla gestione delle chiamate al 118 di Piacenza: tante persone che componevano il nostro numero trovavano la linea occupata. Grazie alla grande disponibilità dei nostri operatori, ne abbiamo dislocati alcuni nelle centrali delle altre istituzioni dell’emergenza a Piacenza (polizia, carabinieri, vigili del fuoco) in modo da fornire una risposta adeguata nel caso le richieste di intervento sanitario fossero confluite, come poi effettivamente è stato, sulle altre numerazioni dell’emergenza. Una strategia che abbiamo abbinato anche all’impegno del volontariato piacentino, che si è reso disponibile in quelle ore a presidiare ogni rispettiva sede nel caso che qualcuno, non riuscendo ad effettuare alcuna telefonata, si fosse recato direttamente nella sede delle Pubbliche assistenze o della Croce rossa. Ed è così che abbiamo intercettato altri quattro pazienti».

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