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Cronaca

Il futuro si costruisce con il dialogo e la memoria degli errori passati

Sabato mattina, al Teatro Verdi di Fiorenzuola, Walter Veltroni e Roberto Pettinaroli, giornalista del Secolo XIX, hanno incontrato i cittadini e i ragazzi delle medie per parlare di Olocausto, memoria e presente. La cronaca e la foto dell'incontro

Oltre ai due relatori d'eccezione erano presenti anche Nicoletta Barbieri, assessore alla cultura del comune di Fiorenzuola, Carla Maffini, preside dell'Istituto Comprensivo Gatti, e Luigi Ragazzi, dell'associazione culturale Aquilone.

“Nella nostra società le parole vengono troppo spesso dimenticate, svalutate. Dobbiamo ricordare soprattutto per il presente: senza memoria non c'è identità” ha commentato Pettinaroli “Ricordare è un dovere: quando nasciamo riceviamo in dono libertà, democrazia e pace. Questi valori ci possono essere consegnati gratuitamente grazie al sacrificio dei giovani che in passato hanno combattuto per un Paese ed un mondo migliore, aderendo al movimento della Resistenza e arruolandosi nelle truppe degli Alleati”.

La ricerca di un capro espiatorio unita ad una buona dose di pregiudizio, condita con la svalutazione della persona e foraggiata dalla deresponsabilizzazione sono gli ingredienti individuati da Pettinaroli per la ricetta del male e il disprezzo assoluto dell'altro. Il giornalista ha poi aggiunto “La pace non è derogabile solo ai potenti della terra, la dobbiamo costruire tutti, ogni giorno. Non ci può essere pace senza giustizia, e la giustizia parte da noi”.

“Voi avete lo sguardo rivolto al futuro” ha iniziato Veltroni, rivolgendosi ai giovani presenti “ma non c'è niente di meglio della memoria degli errori passati per dare fondamento all'avvenire”.

La riflessione sul valore educativo della storia portata avanti dall'ex segretario del Pd ha abbracciato  anche i tempi contemporanei, mostrando come, per esempio, nelle dinamiche della guerra dei Balcani echeggino ancora gli errori della Shoah.

“Immaginate di essere a Roma il 16 ottobre del 1943. Vi vengono a prendere nella notte persone di cui non capite la lingua, vi caricano su un treno piombato che viaggia per giorni verso una meta che non conoscete. Quando vi fanno scendere dinanzi avete soldati che, muovendo il pollice, decidono della vita o della morte di voi e la vostra famiglia” attraverso il pathos narrativo Veltroni ha cercato di far capire ai ragazzi cosa abbiano provato le 1020 persone sequestrate in quella notte, di cui sono tornate a casa in 16.

“In ogni periodo della storia c'è stato chi si è creduto superiore agli altri, generando molta paura e poca speranza” ha continuato Veltroni “Se lasciamo che il destino e le ingiurie che subiscono gli altri non siano affar nostro ci troveremo soli quando un'ingiustizia capiterà a noi. L'altro siamo noi. Dalla storia del '900 dobbiamo capire che libertà e democrazia sono invendibili e che la bellezza della vita sta nell'incontro, non nel rifiuto”.



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