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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il liceo San Benedetto incontra Gianfelice Facchetti, Mister Viali della Lupa

Presenti anche i giornalisti Giorgio Lambri (Libertà) e Massimiliano Castellani (Avvenire): la purezza del calcio sognato da ragazzini: passione e sacrificio. recuperiamo il valore della sconfitta, del limite umano. la cultura dell’alibi è fallimentare.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

La nuova dimensione del calcio: contratti milionari, gossip, prototipi di supercar e fidanzate da passerella da esibire. Mentre passano di moda il bel gioco, la passione che emoziona gli spalti, il rischio calcolato - e accettato - che a volte fa vincere e altre sbagliare, la voglia di riscattarsi ad ogni costo di fronte ad un risultato da capovolgere. Molto meglio fare attenzione a non fare errori troppo visibili per non finire con un 5 in pagella il lunedì mattina sui giornali.

Di come si è trasformato il mondo del calcio, specchio fedele della nostra società civile in cui non ci si può più permettere di essere "normali" o perché no, a volte anche perdenti, si è parlato venerdì mattina con Gianfelice Facchetti, ex sportivo, attore e scrittore nonché figlio della bandiera interista Giacinto, William Viali, ex giocatore di serie A e oggi allenatore della Lupa Piacenza, Massimiliano Castellani, giornalista sportivo di Avvenire. L'incontro a Palazzo Galli, organizzato dal liceo San Benedetto e moderato da Giorgio Lambri, capocronista di Libertà, ha messo in luce numerosi aspetti, personali e sociali, di un approccio al mondo sportivo che negli ultimi trent'anni è cambiato radicalmente, trasformando un gioco - che da sempre accende i cuori dei ragazzi di ogni età - nell'azienda calcio. "Da bambini è una sensazione meravigliosa condividere un divertimento all'interno di un gioco strutturato. Ma ad un certo punto si arriva al professionismo e tutto sparisce, il profitto sposta il fuoco in tutt'altra direzione", fa notare Facchetti che con Viali ha condiviso le giovanili nell'Atalanta. La convinzione è condivisa da tutti gli intervenuti: "Si dovrebbe giocare nel presente, con la consapevolezza che si può anche non arrivare. Non è bene dare troppe prospettive ai ragazzi", aggiunge Facchetti. Ma sono molti i fattori sociali ed economici che stanno contribuendo a costruire uno spettacolo eccessivo e strabiliante a tutti i costi. "Oggi anche le cronache delle partite sono costruite per inviare messaggi adrenalinici ed eccitanti, a partire dalle voci esagerate dei commentatori - continua Facchetti -. Una volta, ma succede ancora in altri paesi europei, si sentiva anche il rumore della palla calciata".

"Oggi i ragazzi vivono di un futuro che spesso non c'è - continua il mister Viali -. Io quando ero giovane non sapevo che macchina aveva Cantarutti, che all'epoca era il mio idolo calcistico, e nemmeno con chi era sposato. Per me il vero sogno era entrare in uno stadio pieno e giocare", ammette candido. Oggi in Italia sembra essere nato un nuovo fenomeno: la cultura dell'alibi. "La sconfitta è inaccettabile e bisogna sempre trovare un colpevole. Così, oggi, i giocatori cercano di evitare l'errore e di sbagliare il meno possibile, perdendo lo spirito vero della partita".

"Il sogno, la purezza del gioco, la passione, il sacrificio sono parametri che contraddistinguono una persona matura, un campione, un professionista. Ma oggi se non sei un uomo ricco non sei nessuno, e questa perversione ha distrutto il sogno - riassume Castellani -. Oggi si ha le necessità di barare, di piegarsi al doping. E cosi facendo si infrangono anche i sogni di tutti quelli che ti seguono da tifosi", continua Castellani. Il doping è un argomento pesante in questo panorama. "Dagli anni Ottanta, da quando è nata l'azienda calcistica si arriva a barare perché non c'è più l'accettazione del fatto che si può perdere - continua Castellani - . Ma di doping si muore. I corpi di chi l'ha usato restano segnati per sempre".

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