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Cronaca

Il medico di guardia non c’è e si fa sostituire da uno senza laurea

Una paziente ha atteso tre ore la visita a domicilio. Poi sono arrivati i carabinieri. Il medico e un uomo accusati di sostituzione di persona, esercizio abusivo della professione, falso e omissione di atti di ufficio

Un’infermiera del 118 ha raccontato che quella notte - tra il 16 e il 17 giugno 2017 - aveva ricevuto la chiamata della paziente verso le 20.30. Aveva telefonato alla Guardia della Besurica, ma non ha risposto nessuno. Ha telefonato allora in via Campagna. Qui ha parlato con un medico (ma dalle testimonianze si è scoperto che né gli infermieri né i guardiani del Vittorio Emanuele che detengono le chiavi dell’ambulatorio conoscono de visu i medici di Guardia) e gli ha spiegato per sommi capi il caso: si trattava una donna con problemi di diabete. Intanto, il marito della donna ammalata ritelefonava. L’infermiera ha così richiamato il medico di Guardia non riuscendo più, però, a contattarlo. Dopo un po’ arriva un uomo di colore, che si qualifica come medico, chiedendo le chiavi di via Campagna. L’infermiera deve compilare una scheda della telefonata e così pure il medico, segnando anche l’entrata e l’uscita, ma nessuno dei due può intervenire sulle schede altrui. Un medico di Guardia, in turno quella notte, ha detto di aver ricevuto la telefonata diretta, e infuriata, del marito della paziente. Il camice bianco ha chiamato l’infermiera per capire di cosa si trattasse, ma la sanitaria gli rispose che, dato il ritardo, rischiava una denuncia. Nel frattempo, ha raccontato, gli è arrivata la telefonata di D. il quale gli chiedeva di poter andare a fare una iniezione di insulina alla donna: lui non poteva e aveva il navigatore dell’auto rotto. Il medico si era rifiutato perché non aveva informazioni sul caso, era impegnato in altre visite e non aveva preso in carico la paziente. Un altro medico, una donna, ha spiegato ai giudici che all’una ricevette una chiamata di D. per andare a vedere la donna. Lei, che era in via Pozzo, rispose di no perché la prima chiamata era delle 21, cioè con tre ore di ritardo. Un centralinista dell’Asl ha ripercorso quella notte. Dopo le 20 venne un uomo di colore che disse di essere D. e chiese le chiavi di via Campagna. Il centralinista rispose che le chiavi erano al Vittorio Emanuele. Alla domanda del pm se riconoscesse in aula il medico, l’uomo ha indicato Ngakam, cioè l’amico del camice bianco.

Stessa scena è avvenuta con il portiere del Vittorio Emanuele, al cui interno c’è la sede della Guardia medica. Alle 20.40 arriva un medico di colore mai visto prima e chiede le chiavi. Il camice bianco poi esce. Si presenta alle 23 e dice di dover uscire per un’altra visita. Verso mezzanotte e mezza, il portiere vede arrivare due carabinieri con un uomo di colore, diverso da quello visto alle 20.40. Passano tre ore e alle 3, racconta il portiere, si presenta un uomo di colore che dice di essere un medico. Il portiere fotocopia il permesso di soggiorno e dice di ricordare che si chiamasse Sethi. Il portiere, poi, sotto una raffica di domande, prima indica Sethi con D., poi con Ngakam. Il processo è stato rinviato in febbraio per ascoltare la polizia giudiziaria che ha svolto le indagini. E nella stessa udienza, i giudici hanno anche previsto la conclusione.

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