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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Bobbio

Il Penice in grande sofferenza, abbandonato da Regioni e Province

Lombardia e Emilia Romagna, Province di Pavia e Piacenza e poco interesse anche da parte delle amministrazioni comunali. Troglio: "Se qualche pellegrino volesse salire al Santuario, è bene si affidi alla Madonna"

Da qualche tempo anche la comunità del comprensorio di Monte Penice è cardioprotetta da un defibrillatore. E’ stato donato dai bobbiesi Hilde e Pier Luigi Troglio, nel corso di una cerimonia al ristorante ”Lo Scarpone”, nelle mani del geometra Carlo Taverna, decano del Penice e di  Aldo Mozzi, titolare del ristorante. Non è mancata l’augurale benedizione impartita da Don Cesare Marenzi parroco di Romagnese e Casa Matti, da Don Marco Forni, giovane Parroco di Menconico e San Pietro Casasco. Nel gruppo in duplice veste di amica e autorità, la Preside della Scuola media di Borgonovo V. T. dove la bobbiese Stefania Troglio, aveva svolto l’attività di dirigente e il 14 Marzo 1996, venti anni fa, era praticamente deceduta al posto di lavoro.

L’occasione è utile a Pier Luigi Troglio per un ripasso storico sulla realtà di ieri e di oggi del Monte Penice:

Il millenario Santuario sulla Vetta è stato un riferimento di tante generazioni, la meta di tanti pellegrinaggi dalle parrocchie della Diocesi di Bobbio e da itinerari turistico-religiosi. Don Pasquale Stafforini e Giacomo  Maina sono stati importanti rettori del tempio votato alla Madonna, la famiglia Fraschetta di Luigino e Benito ne sono stati gli storici custodi-sacrestani. Nel primo dopoguerra tra l’affezionata clientela dell’Albergo Buscaglia (dal nome della famiglia che lo gestì per decenni: la signora Lina e la sorella Franca con i rispettivi mariti il dottor Callegari ed il favoloso Marchetti), era ricorrente la presenza dell‘ingegner Filippa allora proprietario della fabbrica di radio “Geloso”. Sul piazzale potevi incontrarci Italo Pietra direttore del quotidiano il Giorno e perché no l’ingegner Parini “re delle fornaci”, Luigi Musetti fondatore dell’omonima Torrefazione di caffè che per amore del posto aveva costruito a due passi dal valico un villaggio, ormai “toponomastizzato”con il suo nome. Accanto al caseggiato Musetti la famiglia Locatelli di Casteggio, re della raccorderia, possedeva villa  Penicina, un vero gioiello. Da ricordare il “mitico” Fiorentino e la sua signora Bertina il cui ristorante ai Tre Passi andava a gonfie vele, e  Adriano dell’ Albergo omonimo. Sul versante val Trebbia i coraggiosi Bertina e Carel, che molti anni fa rientrarono da Milano e in Località Sassi Neri costruirono un albergo importante per dimensioni rapportate ai tempi, con il rinomatissimo “Ristorante lo chalet della Volpe”. Al Penice ci trovavi Coppelli che a due passi sopra il ripetitore della RAI aveva costruito il ristorante “ La Genzianella”, il geometra Bertetti con moglie e cognata e il geom. Carlo Taverna, costruttori della Residenza Ristorante Lo Scarpone e dei limitrofi edifici che, tanto tirava il mercato nello splendido luogo, andavano a ruba. E ancora l’on Paolo Emilio Taviani, Ministro degli Interni, Virginio Rognoni pluriministro, il sen. Carlo Lavezzari politico e industriale, il sen. Luigi Panigazzi, l’Architetto Olivier, i Vescovi Zuccarino e Barabino...

Oggi, il Penice è in grande sofferenza, sarà colpa anche della crisi, ma sicuramente non solo; è una periferia di Bobbio abbandonata dalle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, dalle Provincie di Pavia e Piacenza con poco interesse anche da parte delle amministrazioni comunali sul cui territorio Monte Penice insiste. La strada provinciale è in uno stato pietoso. Da Bobbio al Passo, dodici chilometri di buche, di frane piccole e importanti, di guardrail e segnaletica indecente. Il piazzale là dove si scavalla in Val Staffora va visto: Illuminazione  pubblica e vecchia, sporcizia in ogni angolo, l’albergo Buscaglia chiuso da anni. Il ristorante Genzianella ai tempi un fiore all’occhiello è un rudere tornato alla cronaca qualche tempo fa perché vi è stato trovato il corpo di un giovane che lì aveva chiuso la sua travagliata esistenza. Se poi qualche pellegrino volesse salire al Santuario, è proprio il caso di consigliarlo di affidarsi alla Madonna.

Eppure ci sono ancora coraggiosi, eroici e ostinati, che tengono duro, come Aldo Mozzi del Ristorante Lo Scarpone unico punto di ristoro aperto tutto l’anno sulla direttrice Bobbio-Varzi; Pier Luigi Sala gestore degli impianti di sci e titolare di un negozio di abbigliamento sportivo, Adriano Malacalza, impresario edile fac-totum della zona. Amante del Penice è il Professor Renzo Ruggerini, già primario di anestesia all’Ospedale di Piacenza che al Penice ha casa e ci si trova anche il Prof. Vittorio Vaccari dell’Università di Pavia, neo Presidente dell’Associazione Amici del Penice che ha voglia di fare, ma l’impresa, con tutti gli auguri del caso non sarà cosa facile.

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