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Cronaca

«Il pestaggio avrebbe potuto ucciderlo»: è battaglia tra difesa e parte civile

Udienza dal gip per un detenuto di 45 anni pestato brutalmente in carcere. Imputati per tentato omicidio sono due detenuti e un'assistente della polizia penitenziaria

Per le difese quelle ferite non avrebbero potuto causare la morte, mentre per la parte civile sì. E’ stato ascoltato questa mattina dal gip il perito medico legale, Tiziana Folin, che ha svolto un esame sulle ferite riportate da un detenuto, pestato brutalmente in carcere nel luglio di due anni fa. Gli avvocati difensori dei tre indagati – le indagini vennero coordinate dal pm Ornella Chicca - per tentato omicidio, due detenuti (uno ecuadoriano e uno marocchino) e un agente della polizia penitenziaria (quest’ultimo accusato anche di falso), avevano chiesto il rito abbreviato, condizionato, però, alla perizia medica.

Secondo l’avvocato Piero Spalla, che assiste l’ecuadoriano di 24 anni, nella relazione del consulente tecnico nominato dal giudice non ci sarebbe la prova del tentato omicidio. Per Wally Salvagnini, che assiste il marocchino 38enne, l’uomo non sarebbe stato addirittura presente al momento del pestaggio.

Di parere opposto, invece, l’avvocato Paolo Cattadori, legale di parte civile del 45enne, di origine genovese, che finì in ospedale a causa dei colpi ricevuti. L’uomo ha avuto anche riconosciuta l’invalidità per danni permanenti. Nella perizia, ha affermato il legale, emerge che quelle botte avrebbero potuto cagionare la morte.

Alla fine di luglio si svolgerà l’udienza dove i due detenuti accusati saranno giudicati con il rito abbreviato, mentre si deciderà anche la posizione dell’assistente della polizia penitenziaria, difeso dagli avvocati Benedetto Ricciardi e Luigi Alibrandi. Le difese tenteranno di far derubricare il reato in lesioni gravissime e non tentato omicidio, reato che prevede pene più alte, mentre la parte civile insisterà per mantenere l’attuale capo di imputazione.

Il detenuto picchiato - finì in ospedale per un mese e riportò fratture anche al volto - poi trasferito in un altro carcere, sarebbe stato accusato di parlare troppo. Secondo le indagini della Squadra mobile, mentre i due detenuti lo pestavano con brutalità, l’agente della penitenziaria avrebbe fatto finta di non vedere standosene in disparte. Per i difensori, invece, l’agente era lontano dalla scena e non avrebbe potuto vedere l’aggressione.

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