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Cronaca Cortemaggiore

Il pm e la difesa: non voleva uccidere. Ma per i giudici è tentato omicidio: condannato a 7 anni

Condannato a sette anni il 26enne marocchino che, nel luglio 2018, ferì alla gola il convivente della madre che stava aggredendo la donna in casa. L’accusa ha chiesto di cambiare il reato e la pena di un anno. La difesa: si tratta di eccesso colposo di legittima difesa e lesioni colpose. Il difensore: «Pena esagerata, ricorreremo n Appello»

Per la procura e per la difesa non sarebbe stato tentato omicidio. Per i giudici, invece, sì. E così da un possibile reato di lesioni aggravate e una richiesta di condanna a un anno, il giovane Mohamed Benmaimoun, 26 anni, è stato condannato a sette anni. «Ricorreremo in appello - ha scandito Andrea Bazzani, difensore di Benmaimoun - ritengo esagerata questa sentenza. Una pena alta nonostante lo stesso pubblico ministero avesse chiesto di riqualificare il reato in lesioni gravi e avesse sostenuto che non c’era la volontà di uccidere».

Si è concluso il 20 marzo, il processo nei confronti del giovane che, la sera del 9 luglio del 2018 a Cortemaggiore, aveva accoltellato alla gola, sfiorando la giugulare, il convivente della madre che la stava malmenando. Il ragazzo era scappato, ma poi si era costituito ai carabinieri ed era rimasto in carcere per un mese. «Se vedessi mia madre aggredita - ha detto il 26enne a margine del processo - lo rifarei. La difenderei, ma senza prendere un coltello». Il giovane, che ora vive nel Mantovano, ha detto ai giudici che sta seguendo un corso di formazione per metalmeccanico.Andrea Bazzani-2

In aula, si sono tenute la requisitoria del pm Ornella Chicca e l’arringa del difensore, l’avvocato Andrea Bazzani. Davanti al collegio dei giudici presieduto da Gianandrea Bussi, a latere Sonia Caravelli e Laura Pietrasanta, il pm Chicca ha detto che il giovane era spesso spettatore delle violente liti tra la madre e il convivente. Chicca ha definito «improvvida la scelta di usare il coltello, anche se aveva sferrato colpi a casaccio. Non ci sono, comunque, prove che l’imputato volesse uccidere». Certo, fu una «azione esagerata, ma quei colpi era stati sferrati a caso». Inoltre, ha ricordato il pm, il giovane era sì subito fuggito, ma poi si era consegnato ai carabinieri. Al termine, la pubblica accusa ha chiesto di riqualificare il reato da tentato omicidio a lesioni aggravate e la condanna a un anno di reclusione.

Il difensore, invece, ha ipotizzato l’eccesso colposo di legittima difesa del ragazzo nei confronti del convivente. «Mohamed - ha affermato Bazzani - era in Ornella Chicca-2cantina e ha sentito le urla della madre, che chiedeva aiuto, a distanza di due piani». Il giovane è salito di corsa, con un coltello in mano, e si è scagliato contro il patrigno di 42 anni, quando lo ha visto sopra la madre, a terra, che scuoteva la donna tenendola per la testa. Secondo l’uomo, il giovane lo avrebbe aggredito alle spalle. Secondo il racconto della madre, fra i due ci sarebbe stata una colluttazione che ha portato alle ferita al collo. «Quell’uomo ha mentito - ha sottolineato Bazzani - e non era la prima volta che lo faceva. Il ragazzo è intervenuto in una situazione di emergenza perché sentiva la madre gridare il suo nome». L’uomo aveva riportato ferite, per fortuna non gravi, giudicate guaribili in 19 giorni. L’avvocato Bazzani ha chiesto alla corte di assolvere Benmaimoun, riqualificare il tentato omicidio in eccesso colposo di legittima difesa e lesioni colpose. I giudici, però, dopo circa due ore di camera di consiglio hanno deciso di condannare il 26enne per tentato omicidio a sette anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

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