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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Profughi, lo "Sprar" ha accolto fino ad oggi 82 ragazzi

Elena Foletti (responsabile della promozione dell'integrazione sociale del Comune di Piacenza): «Lo Sprar è un progetto di scambio perché i ragazzi che accogliamo hanno tante risorse da dare alla nostra città». Il Ministero dell'Interno per lo Sprar di Piacenza ha speso 300mila euro

Nella mattinata di sabato 10 ottobre si è tenuta il convegno sul tema "Rifugiati, richiedenti asilo, migranti...sempre profughi" nell'auditorium di Sant'Ilario. All'incontro sono intervenuti il sindaco Paolo Dosi, Elena Foletti, responsabile promozione dell'integrazione sociale del Comune di Piacenza, Davide Tacchini, coordinatore del progetto Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e Alessandro Fiorini del servizio centrale Sprar di Roma.  Durante la conferenza è stato presentato in anteprima il documentario "Un buon inizio" realizzato da Federico Maccagni e Chiara Granata. 

Il convegno è stato realizzato grazie alla collaborazione del Comune di Piacenza, l'Ippogrifo e Sprar.  Lo Sprar vuole fornire agli immigrati non solo vitto e alloggio ma anche indicazioni, informazioni e servizi. I progetti in tutta Italia sono circa 430. A Piacenza lo Sprar è nato nel 2011 e si occupa attualmente di 21 persone.  Quando gli immigrati arrivano sulle coste italiane, vengono accolte dai centri di primo soccorso e accoglienza. Le richieste di asilo vengono evase in tempi molto lunghi ed è per questo che si passa ad un'accoglienza di secondo livello: lo Sprar svolge questo compito.  Il progetto si occupa di formare gli immigrati  insegnando loro la lingua italiana ma anche un lavoro.  

«Come comunità piacentina - afferma il sindaco Paolo Dosi - abbiamo costruito un sistema complessivamente positivo che si interroga quotidianamente sui margini di miglioramento. Abbiamo operatori competenti e molto motivati e tanti volontari molto preziosi. Oggi siamo investiti da flussi migratori difficilmente governabili e consistenti sotto il profilo numerico: le sfide continuano ad aumentare ma credo che ci siano tutti i presupposti per creare risposte adeguate». 

«Il termine profugo - spiega Davide Tacchini, coordinatore del progetto Sprar - indica la persona che fugge da un luogo per un determinato motivo. La figura del rifugiato politico invece viene coniata dalla convenzione di Ginevra: si riferisce ad una persona che teme di essere discriminata nel proprio paese e quindi decide di lasciarlo. Nel momento in cui uno straniero arriva in Italia, fa richiesta di asilo alla questura. Sarà poi una commissione a decidere, in base ai documenti presentati, se la persona in questione ha le caratteristiche per avere diritto alla protezione internazionale. A volte si sente dire che alcuni immigrati non provengono da paesi in cui c'è la guerra ma dobbiamo ricordarci che ci sono tante altre situazioni: nel nord della Nigeria per esempio si può essere messi in carcere per il proprio orientamento sessuale». 

«Fino ad oggi abbiamo accolto in totale 82 ragazzi - interviene Elena Foletti, responsabile della promozione dell'integrazione sociale del Comune di Piacenza - con risultati molto positivi. Lo Sprar a Piacenza costa 300mila euro all'anno ma per l'80 per cento questa cifra è coperta dal ministero dell'Interno. Lo sprar è un progetto di scambio perché i ragazzi che accogliamo hanno tante risorse da dare alla nostra città». 

«Per quanto riguarda un quadro più generale - dice Alessandro Fiorini del servizio centrale Sprar di Roma - alla fine del 2014 i rifugiati nel mondo erano circa 20 milioni di persone e 38 milioni gli sfollati interni. L'accoglienza non è solo fornire vitto e alloggio ma una serie di altri servizi. Capisco comunque che questo sia un tema che spaventa la cittadinanza». 

Il filmato di Maccagni e Granata ha raccontato il lavoro che si svolge quotidianamente allo Sprar ma ha anche ripreso alcune storie delle persone accolte. Un immigrato proveniente dall'Afghanistan racconta: «Cercavo un posto dove vivere una vita normale, non ho mai visto la pace vera. Quando sono arrivato, inizialmente è stato difficile ma ora la situazione è migliorata».

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