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Cronaca

«In questura carichi di lavoro mal ripartiti e gente con privilegi»

Sicurezza, duro intervento del Siap sull'impostazione del lavoro da parte della questura: «ricerca costante di numeri utili alle statistiche e inutili alla sicurezza effettiva, con un' organizzazione lavorativa che crea violazioni contrattuali»

Questione sicurezza a Piacenza, e organizzazione del lavoro operativo sulle strade e delle risorse umane a disposizione. Sono gli ambiti in cui interviene il Siap di Piacenza in una dura nota firmata dal segretario provinciale Sandro Chiaravalloti. Ne riportiamo di seguito il testo integrale.

«In data odierna grazie all’intervento della segreteria nazionale che ha organizzato un incontro presso l’Ufficio relazioni sindacali del dipartimento, sono stato ricevuto presso il predetto Ufficio Insieme al segretario nazionale Massimo Martelli. Immediatamente ho rappresentato come la crisi che stiamo vivendo ha ingenerato effetti negativi nelle pubbliche amministrazioni e nella Polizia di Stato. Gli stop al turn over, voluti dalla classe politica, hanno prodotto questo effetto - la contrazione degli organici effettivi -  ed aggravato con l'innalzarsi dell'età media la possibilità di proiezione realmente operativa delle uffici di polizia. La Questura di Piacenza non sfugge a questa dinamica ma corre il rischio di viverla in modo piu' serio e grave. Ho rammentato  che scelte avvenute nel 2003 , col nuovo controllo del territorio ( tre zone della città da controllare per le nostre volanti )  e la messa in campo di ben 8 poliziotti  di quartiere, hanno creato problemi allora e ancor di più oggi in quanto , nonostante le critiche di allora  che nessuno ha ascoltato  la situazione attuale , si continua a mantenere lo stesso assetto  in questa città con ben 4 zone – una carabinieri e tre questura -  che comporta sacrifici enormi e che vengono ancor di più aggravati quando in una situazione del genere ci si “inventa” servizi che nulla hanno a che vedere con l’ordine e la sicurezza pubblica che viene usata , a nostro parere, per svincolarsi dalla norme contrattuali e dalla direttive dipartimentali creando conflitti inutili e che potrebbero degenerare con vertenze e azioni legali che il Siap spera di non dover mettere in atto».  

«È stato rappresentato che il dato di un organico assottigliato a circa 170 unita', contro i circa 205  del 2003,  è in realtà  menzognero perché non tiene conto dell'enorme mole di tecnici presenti nella realtà piacentina - circa 25 - e del fatto che da Piacenza si susseguono periodiche aggregazioni di personale per gravi ed incombenti motivi personali e che vi sono una decina di persone afflitte da malattie la cui prognosi non sembra di breve durata, anzi si prevede piuttosto lunga se non addirittura definitivamente ostativa al rientro in servizio. In tutto questo, con l’aggiunta del personale che è andato in pensione e trasferito,  ha creato notevoli “buchi” in determinati settori delicati che tuttora non vengono risolti definitivamente e si continua a mettere “pezze” che creano disservizio e malumore al personale nonché violazioni contrattuali che il SIAP non è disposto più a tollerare. Non è lontano dalla realtà affermare che le esigenze operative - quelle che emergono come l'ordine pubblico e quelle che in una realtà del centro nord dinamico, crocevia economico e sociale di quattro regioni, sono considerarsi di ordinaria prevenzione e repressione del crimine - sono affrontate in tutte le sfaccettature da non piu' 120 persone e alcuni settori continuano ad operare in condizioni critiche mentre altri in condizioni ottimali, visto l’organico esistente, facendo si che presso la Questura di Piacenza si registrano disparità di trattamento in quanto i carichi di lavoro che non sono equamente distribuiti, ed esistono ancora privilegi e privilegiati (c’è addirittura chi si permette di dire che non farà più servizio operativo creando malumore a chi lo fa ogni giorno e da anni)».

«Non v'è chi non veda che per far fronte alle necessità e alle richieste di sicurezza questa situazione numerica possa accrescere tentazioni e scorciatoie, già palesatesi, di mettere in discussione norme contrattuali, aggirare istituti posti a presidio di diritti ed interessi legittimi dei lavoratori e di corretto e costante impiego del personale nel settore in cui e' incardinato. Tutto rischia di divenire emergenza, episodio o fenomeno da ricondurre a schemi sociali e giuridici, da affrontare con l'ordine pubblico per consentire una maggiore - quasi costante -  proiezione esterna di chi comunque è chiamato poi a risposte di polizia amministrativa e giudiziaria volute dalla legge mentre chi opera quotidianamente esternamente ogni giorno non ha la garanzia di espletare il proprio servizio serenamente e con la giusta sicurezza attesa la sempre più delinquenza aggressiva che ha prodotto notevoli feriti tra i colleghi tenuti ad intervenire in risse .  Nel passato, come già anticipato,  gestioni anche locali scellerate,  scelte discutibili, hanno contribuito a dare man forte a questo progressivo e grave depauperamento di risorse umane».

«Quello che però ora serve - e che stentiamo ancora a vedere - è il riconoscimento, tanto a livello centrale quanto a livello periferico, della gravità e della eccezionalità della situazione piacentina. Non è possibile rimanere in silenzio rispetto all'assegnazione, in un biennio, delle scarsissime e piu' giovani risorse a disposizione alla Scuola piuttosto che negli uffici operativi come quello della dirimpettaia Questura; come non si puo' rimanere inerti innanzi alla non lungimiranza delle classi dirigenti locali che non riescono a trovare la quadra. In sostanza, per concludere, nonostante le note  scelte politiche tese a ridurre le risorse , nel passato, sono state fatte scelte tese a consumare le risorse e logorare il personale fregandosene altamente del futuro noto a tutti, per scopi che ritengo carrieristici e poco responsabili della pubblica amministrazione». 

«Oggi, invece, nonostante le risorse esigue, si vogliono conservare determinati servizi e servizi “inventati dal nulla” con la ricerca costante di numeri utili alle statistiche e inutili alla sicurezza effettiva, con una organizzazione lavorativa che crea violazioni contrattuali, violazioni di circolari dipartimentali, lesione dei diritti, stress e malumore che il Siap non è più disposto a tollerare. Si deve mettere in conto che le risorse sono quelle che sono, che la colpa è delle scelte governative e che tutto ciò non può sempre ricadere negativamente sempre sui lavoratori. Ci aspettiamo scelte che sappiano fare tesoro dei numeri, delle qualità delle risorse, dell’età del personale e che creino un equilibrio soddisfacente tra le esigenze investigative ed operative, tra le esigenze amministrative  e quelle di ordine pubblico. Scelte, a livello centrale e periferico, lungimiranti che siano capaci di ridare serenità a tutti coloro che negli anni hanno sopportato dello stress che non meritano, che ridiano col tempo motivazione e spirito di squadra, scelte che traguardino il futuro e che, oggi, moltissimi meritano come donne e uomini ancor prima che come operatori di Polizia».

«Daremo del tempo – non troppo - a chi ha il dovere e l’opportunità di agire per reintegrare le risorse e per utilizzare con intelligenza ed equilibrio, senza spremerle, quelle poche che vi sono. Attenderemo ma non all’infinito: i colleghi sono davvero esausti»

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