Inchiesta sindacati, il "tesoretto" Botti-Salerno era di 270mila euro
Un conto acceso nel 2002 per soldi di lavoratori e aziende (della quale non vi era necessità) unitario per i sindacati: scalfito a colpi di assegni da 3 e 6mila euro. E' quanto emerge dall'inchiesta su Botti e Salerno
Un vero e proprio "tesoretto". Quasi 270mila euro, versati da aziende e lavoratori come compensi per prestazioni erogate dai sindacati. Eroso, lentamente, a colpi di assegni di 6mila euro: quelli ritirati da Gianni Salerno (ex segretario generale della Cisl, coinvolto nell'inchiesta su Alfonso Filosa) e Paolo Botti (ex segretario e candidato per le Regionali del Pd, ex segretario dei metalmeccanici in Cgil).
NESSUNA NECESSITA' DI UN CONTO UNICO - Sta emergendo questo dall'inchiesta del nucleo investigativo dei carabinieri di Piacenza sui conti Cisl-Cgil. Sembra che Botti e Salerno, infatti, nel 2002, entrambi alla guida delle tute blu nelle rispettive sigle, avessero acceso questo conto unitario per ricevere i pagamenti di ditte e singoli lavoratori. Cosa, tuttavia, superflua: i sindacati, dallo stesso anno, avevano conti correnti singoli sui quale effettuare i versamenti. Non c'era pertanto alcuna necessità di aprire un conto unitario.
EROSO GIORNO PER GIORNO - Ma il conto venne aperto, e pare che vi siano transitati quasi 270mila euro. Tutti soldi tolti, quasi con certosina pazienza, da Botti e Salerno, senza mai dare nell'occhio con somme esageratamente alte: si parla di assegni da 3mila e 6mila euro. Così pare emerso dai movimenti bancari controllati dai militari dell'Arma. Ultimo prelievo lo scorso novembre, ad opera di Salerno; Botti aveva "smesso" nel 2004 (passato nel frattempo dalla Cgil alla guida di Tempi). Ora il conto ha poche centinaia di euro, ed è stato quasi estinto.
BOTTI SI DIMETTE - Botti, inoltre, ha fatto sapere di aver rimandato alla decisione dei soci di Tempi la sua permanenza o meno in azienda. In ogni modo, continua a dichiararsi estraneo ai fatti e di aver sempre operato "nella massima correttezza".
