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Cronaca

Inchiesta Levante, un nigeriano: «Così i carabinieri mi hanno rotto un dente»

Incidente probatorio per le percosse e un caso di tortura. In aula un giovane racconta le violenze che avrebbe subìto dai militari: «Mai spacciato droga, ma io credo in Dio e ho detto la verità»

Seconda udienza per l’incidente probatorio che vede alcuni giovani immigrati raccontare le percosse, e in un caso la tortura, che avrebbero subìto da alcuni carabinieri della caserma Levante. Davanti al giudice per le indagini preliminari, l’8 ottobre, hanno risposto alle domande dei sostituti procuratori Matteo Centini e Antonio Colonna, oltre a quelle degli avvocati di alcuni carabinieri, quattro giovani. Tre di loro avrebbero subìto percosse, mentre per un quarto la procura - per i militari - ha ipotizzato il reato di tortura. Tutti sono stati sentiti come testimoni.

«Mi hanno picchiato, facendomi cadere un dente - ha spiegato all’uscita Israel, un giovane nigeriano - ma io non avevo droga, né mai l’avevo spacciata o usata». Il ragazzo, che ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, ha detto di essersi «sentito a disagio e in imbarazzo nel trovarsi di fronte a Montella (l’appuntato era presente in aula, ndr)». Il giovane africano ha trascorso un periodo a Foggia, trovando lavoro nella raccolta del pomodoro e ora si fermerà alcuni giorni Piacenza. «Non sono mai stato arrestato - ha raccontato rispondendo alle domande - e al giudice ho spiegato gli abusi che aveva subìto da tre carabinieri. So che ci saranno persone che faranno di tutto per contestare quello che ho detto, ma io credo in Dio e al giudice ho detto tutta la verità. So di non essere l’unico ad aver subìto, ci sono altri ragazzi ma hanno paura di parlare».

centini inchiesta levante israel-2Tra le persone sentite, c’è anche un egiziano. El Sayed, 24 anni, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, dopo essere stato picchiato più volte avrebbe subito sofferenze e lesioni personali e per questo la procura ha contestato a quattro carabinieri anche il reato di tortura. Il fatto sarebbe avvenuto l’8 aprile. I carabinieri, secondo le accuse, avevano saputo da un informatore che, nella zona di via Colombo, un immigrato era in possesso di un chilo di hascisc. I carabinieri «avendo l’intenzione di appropriarsi di una parte, come fatto giorni prima …», è scritto in uno dei capi contestati, andavano nel condominio indicato, ma non trovavano nessuno. Avevano visto uscire in bici El Sayed e lo avevano fermato. Portato alla caserma, l’egiziano sarebbe stato picchiato da due militari - «nonostante le richieste di fermarsi da parte dell’egiziano» - per sapere dove fosse l’appartamento con la droga. Nuovo sopralluogo nel condominio, ma invano. I militari sarebbero tornati in caserma, picchiando nuovamente, secondo le accuse, l’egiziano. El Sayed - a cui non era stato contestato ancora nulla - indicava un egiziano. I carabinieri perquisivano - in modo arbitrario - l’abitazione, ma invece di un chilo trovavano solo 24 grammi di hascisc. Al ritorno, il 24enne veniva malmenato per la terza volta. Al termine, El Sayed veniva costretto con le minacce ad incolparsi di aver ceduto dello stupefacente.

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