«L’attuale ospedale è inefficiente, certe occasioni non passano tutti gli anni»
La discussione al tavolo del Poc sul nuovo ospedale. Si pensa anche a cosa fare dell'attuale struttura. Baldino: «Rimarrà operativa fino all'ultimo e poi non diventerà uno scheletro in centro». Ben 1500 posti auto previsti nel nuovo
«L’attuale ospedale “Guglielmo da Saliceto” è stato pensato negli anni ’70, costruito dal 1985 e terminato nel 1993, ora è arrivato quasi alla fine del suo ciclo di vita. Dobbiamo poi vedere e immaginare come sarà tra dieci anni. Certi “treni” non passano tutti gli anni, anzi, investimenti così la Regione li fa ogni dieci anni e nel 2026 magari penserà ad altre strutture e territori». Il direttore generale dell’Ausl di Piacenza Luca Baldino ha illustrato al tavolo ad “hoc” organizzato dal Comune di Piacenza all’interno della discussione sul Poc (piano operativo comunale) l’esigenza di accogliere la proposta della Regione di realizzare in città un nuovo ospedale. Il confronto è andato in scena al Politecnico di Piacenza: Baldino era accompagnato dall’Amministrazione comunale e dal direttore sanitario Guido Pedrazzini.
«Oggi – ha detto nel suo intervento - la situazione dell’attuale ospedale è discreta sulla lungodegenza, un po’ meno discreta quella del Polichirurgico. Nel 2026 avrà forti criticità, schede e valutazioni analitiche lo confermano. Lo spazio attuale – l’ingegner Baldino ha passato in rassegna le ragioni per cui l’Ausl è ben felice dell’annuncio della Regione - è insufficiente: abbiamo 120 metri quadrati per posto letto, quando gli standard attuali ne richiedono tra i 170-200 per posto letto. Il numero dei pazienti negli anni è aumentato e vent’anni fa c’era una concezione diversa della medicina».
«L’ospedale è una struttura classica a padiglioni, tipica del ‘900. Non va bene per la medicina di oggi: vent’anni fa i reparti erano autosufficienti, addirittura ognuno di questi aveva una sua cucina. Oggi è difficile gestire il percorso di un paziente con gli attuali parametri, la struttura a padiglioni non ci fa gestire in maniera razionale la logistica dell’ospedale. È inefficiente, abbiamo diseconomie a gestire blocchi diversi, spendiamo una fortuna – più di un milione di euro all’anno – solo per spostare i pazienti da un blocco all’altro, più la questione del riscaldamento».
«C’è anche il tema dell’accessibilità: il parcheggio non è assolutamente adeguato. Ogni mattina abbiamo più di un’ora di coda fuori dal Polichirurgico. Il nostro è un ospedale provinciale, 2 pazienti su 3 arrivano da fuori. Il parcheggio è stato inaugurato nel 2006 ed era perfetto, oggi non è più capiente. Il problema dei parcheggi è molto sentito dai dipendenti. I parcheggi non ci sono e si sono verificate tensioni, fino ad arrivare alla scelta di impedire ai dipendenti di lasciare l’auto all’interno. All’ospedale in futuro ci si fermerà sempre meno ma l’aumento di persone che transiterà qua sarà incrementata notevolmente. Le persone che entreranno nella struttura saranno più di quelle di oggi». La soglia di persone che passa da noi è aumentato. Inoltre è lontano dagli snodi strategici della viabilità provinciale».
«Inoltre – ha proseguito nel suo intervento - è chiaro che l’attuale struttura non può subire interventi di espansione. Non può diventare cruciale nella rete ospedaliera regionale. Non riteniamo che possa essere costruito nell’area attuale. Non possiamo chiuderlo per 4-5 anni per realizzare quello nuovo. Impossibile costruirne uno nuovo rendendolo operativo. Un conto è spostare i 60 posti letto di Fiorenzuola altrove, un conto è avere a che fare con 500 posti letto. Non possiamo rinunciare all’operatività di Piacenza. E poi ricostruire in loco costa molto di più».
Dopo Baldino è stata la volta del direttore sanitario Pedrazzini. «La nuova struttura verrà progettata al fine di garantire i più moderni modelli organizzativi e di cura, in spazi adeguati. La struttura sarà ben organizzata in base a aree omogenee, intensità di cura, durata della degenza e percorsi. Verranno valorizzate le risorse interne. Parti dell’ospedale lavoreranno 7 giorni su 7, altre 5 giorni alla settimana. Le stanze saranno da 1 o 2 posti letto, più sicuro e con un’attenzione alla qualità percepita, ovvero il colore delle stanze, gli arredi, l’illuminazione, le rifiniture, ecc. Vorremmo un ospedale attento anche alla didattica e in grado di interagire con l’Università. E ovviamente anche molta attenzione all’architettura e al verde, importante per valorizzare la struttura. L’ospedale avrà un basso impatto energetico, dovrà consumare poco: il risparmio nel mantenimento quotidiano serve per potenziare la tecnologia della struttura. Ci deve essere efficienza non solo nel mantenimento degli impianti, ma anche nell’erogazione dei servizi, avendo a disposizione una struttura flessibile, interoperativa».
Pedrazzini ha parlato delle dimensioni del nuovo ospedale. «Oggi abbiamo 500 letti e non possiamo crescere di un letto: a marzo quando per l’influenza c’è un picco di ricoveri non sappiamo dove metterli. Pensare a un ospedale nuovo significa predisporne 500 e poi avere la possibilità di aggiungerli in base alle esigenze, grazie alla sua flessibilità. Camera da un posto letto che all’occorrenza possono ospitarne due. La struttura potrebbe avere 5 piani, 3 dei quali in superficie, per 110mila metri quadrati (200 per posto letto) e 1500 posti auto. L’area verde potrebbe andare dai 90mila metri quadrati ai 120mila. La volontà è quella di non consumare nuovo suolo». Ecco perché si è pensato alle aree militari.
«La progettazione – ha concluso il direttore Baldino - del nuovo ospedale non può non essere accompagnata dall’identificazione di una destinazione per il vecchio. Non possiamo avere uno scheletro da 85mila metri quadrati in centro. E poi è un vincolo che la Regione ci imporrà. C’è l’incubo Ferrara: lì hanno costruito il nuovo senza pensare a come utilizzare il vecchio». 15mila-20mila dei metri quadrati del Guglielmo da Saliceto potranno mantenere una destinazione sanitaria. «È un ragionamento che stiamo facendo». Infine una rassicurazione ai cittadini. «L’attuale ospedale dovrà funzionare fino all’ultimo minuto precedente al trasloco nella nuova struttura». Dalla platea sono emerse alcune valutazioni positive sul progetto di partenza. Il direttore generale ha precisato che non incombe una scadenza imminente: «Non abbiamo solo settimane, ma neanche tre anni...diciamo che abbiamo a disposizione alcuni mesi».
Giuseppe Castelnuovo di Legambiente ha sottolineato la durata così limitata del ciclo di vita di un ospedale. «E come mai mentre ci sono investimenti strutturali del genere vengono tolte assistenze? Sono due investimenti diversi ma i soldi vengono dalle stesse tasche. Non dobbiamo neanche avere tutti l’esigenza di arrivare con l’auto sotto le stanze dell’ospedale». Infine all’assessore all’urbanistica Silvio Bisotti è stato chiesto di motivare la preferenza dell’Amministrazione, che intende realizzare l’ospedale alla Caserma Lusignani a Sant’Antonio. «Per la sua collocazione strategica – ha replicato l’assessore – e per gli accessi. È un’area disponibile in tempi brevi e con costi contenuti. Ma è solo una prima ipotesi, non definitiva e vincolante».