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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Legambiente: «Vogliono tenere in vita Borgoforte per i prossimi 30 anni»

Il commento dell’associazione piacentina: «Ci sembra che si rappresentino interessi politici che mirano più ai vantaggi di Iren, che non ai vantaggi dell'intera comunità piacentina. Il teleriscaldamento è solo uno specchietto per le allodole»

«La mozione che sarà presentata lunedì prossimo in consiglio comunale – fa sapere il circolo Emilio Politi di Legambiente di Piacenza - affinché si continuino a bruciare rifiuti urbani di Piacenza e la contemporanea autorizzazione richiesta da Iren di bruciare rifiuti speciali da tutta la regione, collegando l'inceneritore al teleriscaldamento altro non sono che i due lati dell’identica medaglia, la volontà chiara, politica e tecnica, di mantenere in vita l'inceneritore a Piacenza per i prossimi 30 anni.  Di fronte alla nuova normativa Regionale la politica e gli amministratori piacentini sono posti di fronte ad un bivio: continuare a considerare l'inceneritore un “asset” industriale prioritario da proteggere, privilegiando le attività di business della multiutility locale, o invece considerarlo uno strumento di un processo ormai superato di smaltimento dei rifiuti, quindi da dismettere, a favore di un processo più virtuoso di riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata spinta, il riuso, il riciclo fino all'obbiettivo “rifiuto zero”. Obiettivo che davvero rappresenterebbe l'interesse collettivo, dovuto a un minor spreco di risorse primarie, una riduzione di costi economici e ambientali, una riduzione dell’inquinamento atmosferico, necessariamente prodotto da qualsiasi processo di incenerimento.  L’obiettivo neanche troppo implicito della mozione e del progetto di IREN sembra invece comunque essere un altro: Piacenza resti terra di inceneritori e business sull'incenerimento dei rifiuti siano essi urbani o speciali.

Per quanto riguarda il progetto presentato da IREN, ed ora in Valutazione di impatto ambientale,  totalmente avvallato dagli amministratori piacentini,  sia ben chiaro che ci troviamo di fronte ad un mero progetto di business industriale sui rifiuti che nulla ha da spartire con l'interesse pubblico della collettività: cioè quello di ridurre le emissioni dell'inceneritore. In realtà, con la giustificazione di alimentare il “teleriscaldamento”, si cerca di “sgusciare” tra le maglie delle varie legislazioni europee, nazionali e regionali per poter proseguire la sopravvivenza dell’inceneritore per altri 30 anni, procurandosi il “combustibile-rifiuto” in ogni parte d'Italia ed Europa a scapito della salute e sicurezza dei cittadini.

Infatti, dopo quindici anni di attività, venti al 2020, in cui i piacentini hanno respirato e respireranno l'aria inquinata che l'inceneritore di Borgoforte contribuisce a produrre, la legislazione regionale offre la reale possibilità della dismissione dell’impianto stesso. I conti sono presto fatti: forte riduzione del 25% di rifiuti alla fonte, aumento della raccolta differenziata al 73% al 2020, e applicazione di varie e differenziate tecnologie per riutilizzare e riciclare i rifiuti. A tale ipotesi Iren contrappone invece il più vantaggioso - per lei - prolungamento per ulteriori 30 e più anni dell’attività del suo inceneritore.

Tutto ciò dimenticando che i cittadini stanno già facendo la loro parte con una raccolta differenziata che solo a causa delle scelte dei nostri amministratori, non riesce a superare la soglia del 57%, per arrivare al 73%, come previsto dalla recente legge regionale, ed oltre, che significherebbe: “non abbiamo più bisogno “dell'impianto inquinante di Borgoforte! In tutto questo il Teleriscaldamento è solo uno specchietto per le allodole, tenuto conto che le più recenti normative, proprio per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici, prevedono invece che il riscaldamento dovrà sempre più essere ottenuto dall'incremento dell'efficienza energetica degli edifici e dall'uso dell'energia solare termica e fotovoltaica e tramite le caldaie ad alta efficienza energetica. Inoltre la stragrande maggioranza delle caldaie a Piacenza sono alimentate a metano, ed è assolutamente tutto da dimostrare che la combustione di rifiuti sia meno inquinante di quella a metano, priva di tutti gli inquinanti secondari propri dell'incenerimento dei rifiuti.

Riguardo alla mozione presentata in Consiglio Comunale non abbiamo dubbi, non la condividiamo affatto perché purtroppo funzionale a mantenere in attività l'inceneritore di Borgoforte per i prossimi 30 anni. Purtroppo ci sembra rappresenti interessi politici che mirano più ai vantaggi di Iren, o a contrastare politicamente il piano rifiuti regionale, che non ai vantaggi dell'intera comunità piacentina. Crediamo utile un approfondimento ulteriore e profonde modifiche. E' l'intera filosofia del problema rifiuti così come è impostata nella nostra città e provincia che va posta in discussione.

La richiesta inserita nella mozione è assolutamente contraddittoria e contraria agli obbiettivi di sostenibilità. Infatti, in base alle richieste della mozione, che punta ad un forno a pieno regime e alimentato da rifiuti urbani provinciali, occorrerebbe, per assurdo, arrestare il processo di crescita della raccolta differenziata o addirittura ridurla. Così facendo però si contravverrebbe alle direttive europee, alla legislazione italiana (65% al dicembre 2012) e a quella regionale (73% al 2020). Se invece la raccolta differenziata – come auspichiamo – continuerà a crescere, l’inceneritore sarà comunque costretto a compensare la riduzione dei rifiuti urbani con quelli speciali assimilabili provenienti da tutta la regione e poi da tutta Italia. Ecco che tutto torna e così si spiega la richiesta  di Iren di bruciare speciali provenienti extra provincia, avvallata dai nostri amministratori e purtroppo dal Governo nazionale, grande amico delle multiutilities.

Questa operazione di tramutare l'inceneritore in forno di rifiuti speciali davvero comporterebbe un traffico di camion che potrebbe incidere in modo molto più consistente sul peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo. Mentre invece, se si proseguirà nel cammino virtuoso previsto al 2020 dalla normativa regionale, i rifiuti urbani residui, anche attraverso un trattamento meccanico biologico finale, da inserire come nuova tecnologia al posto dell'inceneritore, sarebbero ridotti praticamente a zero.

Chiariamo inoltre che il piano rifiuti non prevede che l'inceneritore di Piacenza diventi polo di incenerimento di rifiuti speciali, contrariamente a quanto dice la mozione, ma solo che, a fronte della riduzione dei rifiuti, al 2020, smetta di bruciare rifiuti urbani. La nostra preoccupazione è chiara: attraverso il combinato disposto tra la richiesta di Iren di poter eliminare il vincolo territoriale per utilizzare a Piacenza rifiuti speciali assimilabili provenienti da ogni parte d'Italia e la mozione presentata in Consiglio che, di fatto, chiede di continuare a bruciare rifiuti solidi urbani, si manterrà in vita un impianto che continuerà a danneggiare la salute dei cittadini per i prossimi 30 anni. Tra queste due pericolose opzioni c'è una terza via rispettosa dell'ambiente e delle condizioni di vita nostre e soprattutto delle future generazioni: progressiva riduzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata all'80-90%, residuo trattamento meccanico-biologico, differenziazione e riciclo dei rifiuti speciali, sviluppo dell'efficienza energetica degli edifici e dell'energia solare termica e fotovoltaica, chiusura degli inceneritori! Occorre certamente un serio approfondimento su questa importante scelta strategica che coinvolga tutto il territorio piacentino, cittadini, politici, amministratori».

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