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Levante, in Appello chiesta la conferma della sentenza di primo grado ma la riduzione di pena per un carabiniere

Lunga udienza davanti alla Corte di Appello di Bologna del processo in rito abbreviato sui fatti della caserma di via Caccialupo che nel 2020 venne chiusa. La sentenza è prevista per il 21 novembre, ora la parola passa alle difese

Richiesta di conferma della sentenza di primo grado per l'appuntato Giuseppe Montella condannato a 12 anni dal tribunale di Piacenza, oltre che per gli altri appuntati Salvatore Cappellano (otto anni) e Giacomo Falanga (sei anni) e per l'ex comandante di stazione Marco Orlando (quattro anni). Per il quinto imputato, il carabiniere Daniele Spagnolo, riduzione della pena da tre anni e quattro mesi a due anni e dieci mesi, con assoluzione per due capi di imputazione.

Così ha concluso il sostituto procuratore generale Nicola Proto al termine della requisitoria davanti alla Corte di Appello di Bologna nel processo in rito abbreviato sui fatti della caserma di via Caccialupo che nel 2020 venne chiusa dopo che emersero vari reati, dallo spaccio di droga alla tortura, dall'abuso d'ufficio al peculato, commessi durante il lockdown. I carabinieri furono arrestati il 22 luglio 2020 nell’ambito della maxi inchiesta coordinata dai pm Matteo Centini, Antonio Colonna e dal procuratore capo Grazia Pradella. Nell’inchiesta finirono anche pusher (alcuni anche parti civili) e “civili” che scelsero di patteggiare. Dopo il procuratore generale hanno preso la parola le parti civili che si sono associate alle richieste dell'accusa e depositato motivazioni scritte. Nelle prossime udienze parleranno le difese. La sentenza è prevista per il 21 novembre.

«Siamo soddisfatti come Nuovo Sindacato Carabinieri dell'Emilia-Romagna di aver appreso di come il procuratore generale Proto abbia evidenziato la positiva rilevanza e importanza dei sindacati militari«, commenta il segretario generale regionale Nsc Giovanni Morgese. Il sindacato è costituito parte civile, assistito dall'avvocato Mariagrazia Russo. «Siamo coscienti di essere gli organismi che fungeranno da vaccino per prevenire distorsioni e degenerazioni simili a quelle della Caserma Levante. Oggi i carabinieri possono rivolgersi ai sindacati per 'denunciare' senza poi doversi ritrovare soli e senza tutele», aggiunge Morgese. 

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