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Cronaca Fiorenzuola d'Arda / Via Garibaldi

«Ma che furto, aspettavo un mio amico». Il giudice non gli crede e lo condanna a 3 anni e 4 mesi

E’ una condanna sicuramente “pesante", in rapporto al reato commesso, quella che il giudice del tribunale monocratico di Piacenza ha stabilito nei confronti dell’albanese di 46 anni che la notte dell’8 luglio scorso era stato arrestato a Fiorenzuola dai carabinieri del Nucleo radiomobile per tentato furto aggravato in abitazione

E’ una condanna sicuramente “pesante", in rapporto al reato commesso, quella che il giudice del tribunale monocratico di Piacenza ha stabilito nei confronti dell’albanese di 46 anni che la notte dell’8 luglio scorso era stato arrestato a Fiorenzuola dai carabinieri del Nucleo radiomobile per tentato furto aggravato in abitazione. Lo straniero era stato trovato in piena notte nel giardino di una villetta in periferia mentre si nascondeva sotto un albero. A chiamare il 112 era stata una donna terrorizzata che lo aveva scoperto. Processato per direttissima l’udienza era stata rinviata al 14 luglio: l’arrestato sosteneva la sua completa innocenza ed era pronto a portare in giudizio una serie di prove e testimonianze che avrebbero confermato la sua versione dei fatti, ovvero che lui si trovava lì per caso, in attesa di un suo amico con il quale si era dato appuntamento. L'albanese ha quindi deciso di non avvalersi di alcun rito processuale alternativo (rinunciando così agli sconti di pena previsti ad esempio per il patteggiamento) e nella mattina del 14 luglio si è celebrata l’udienza dibattimentale. Alla fine il giudice ha accolto in pieno la richiesta di pena formulata dal pubblico ministero Antonio Rubino: 3 anni e 4 mesi da scontare in carcere, nonostante l’imputato avesse solo piccoli precedenti con la giustizia.
 

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