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Cronaca

«Mai più tragedie della solitudine come quella di Elia Pellegrino»

Un 75enne è stato trovato morto nella casa assegnatagli dall'Acer in via San Sepolcro, dove viveva da anni, lunedì 8 gennaio. Da settimane l'uomo non aveva contatti con l'esterno. I sindacati dei pensionati di Piacenza: «Per l'emarginazione dei pensionati soli serve una strategia comune»

«Ci sono “notizie” e “storie” - scrivono Luigino Baldini, segretario Spi Cgil Piacenza, Luigi Ferrari, segretario Fnp Cisl Parma-Piacenza e Pasquale Negro, segretario Uil-Uilp Emilia - che i media riportano e che umanamente non vorremmo mai leggere, per svariate ragioni. Semplicemente, come tutti, vorremmo che certe cose non accadessero mai. Storie di violenza, crudeltà, ruberie, sopraffazioni e tutto il corollario indignano le persone oneste, i lavoratori dipendenti e i pensionati che mantengono per il 90% il sistema-Paese. E poi ci sono vicende ancora più gravi, che come sindacati dei pensionati non riusciamo a “digerire”. Storie umane e sociali che rimangono silenti fino a quando non è troppo tardi. Vicende che a un primo sguardo appaiono tutt'altro che efferate, ma che a uno sguardo più attento rivelano violenza e responsabilità. Storie che impongono una riflessione profonda sul nostro (con)vivere: nei nostri condomini, nei nostri paesi, nella nostra città e nei nostri quartieri. Storie come quella dell'ex operaio Elia Pellegrino, 75 anni, trovato morto nella casa assegnatagli dall' Acer in via San Sepolcro, dove viveva da anni, lunedì sera 8 gennaio. Da settimane l'uomo non aveva contatti con l'esterno: sono passati Natale, Capodanno e l'inizio di questo 2018 senza che la rete sociale che dovrebbe “salvarci” dalla solitudine intercettasse questo dramma. Perché il dramma (della solitudine) si era con ogni probabilità già compiuto, e oggi scriviamo queste righe per dire con forza: mai più drammi della solitudine. Mai più pensionati “dimenticati” in alloggi pubblici. A maggior ragione quando i servizi sociali o le persone vicine alla persona sola vengono a conoscenza di situazioni di disagio complesso, mai si deve abbassare la guardia e girarsi dall'altra parte. La comunità nel suo complesso, a partire dai soggetti pubblici, istituzioni e corpi sociali che nel rapporto con il territorio e nell'interpretazione di questi tempi fondano il loro agire si possono permettere drammi come quello che si è consumato a cavallo tra il 2017 e il 2018 negli alloggi popolari di via San Sepolcro. Il cronista che ha raccontato la storia sul quotidiano Libertà, Mattia Motta, ci informa di un pensionato che aveva fratelli, cugini e nipoti; che aveva lavorato in una grande fabbrica che, ironia della sorte, produceva quello “spago Sisal” che prometteva di “tenere unito” tutto ciò che “toccava”. Ma come scritto dal giornalista, “il filo che tiene uniti i pensionati soli con il mondo, è fragile”. Lo sappiamo bene. E anche se oggi non è il momento delle polemiche, anche se oggi vogliamo solo invitare a riflettere cittadini e istituzioni affinché tragedie della solitudine non se ne raccontino più sui media del territorio, deve arrivare presto una strategia coordinata dei soggetti pubblici, privati e del terzo settore per far sì che nessun pensionato sia chiuso in quattro mura senza, di fatto, alcuna vera relazione con il mondo esterno». 

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