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«Sono una persona per bene, non un'assassina». Per Maila Conti sconto di pena in Appello

Per la piacentina, imputata per l'omicidio del compagno nel 2019, la pena è stata diminuita da 21 anni di reclusione a 16, e il reato riqualificato in omicidio preterintenzionale

Si è concluso con una diminuzione della pena il processo di appello della piacentina Maila Conti, che era stata condannata in primo grado dal tribunale di Ravenna a 21 anni di carcere per l'omicidio del compagno Leonardo Politi, ucciso con una coltellata il 16 agosto 2019 a Lido Adriano di Ravenna nel chiosco di piadine che gestivano insieme.

Il 7 aprile, dopo tre ore e mezza di camera di consiglio, la Corte d’Assise d’appello ha emesso la sentenza e deciso per la riqualificazione del reato da omicidio volontario aggravato a preterintenzionale, con la diminuzione della pena a 16 anni di reclusione. Maila Conti attualmente è sottoposta alla misura cautelare dell'obbligo di dimora a Travo. Lavora e si è iscritta all'università.

Soddisfazione, al termine dopo la lettura della sentenza, da parte degli avvocati del collegio difensivo, Wally Salvagnini e Carlo Benini: «Questa sentenza - sottolineano - inizia a darci parzialmente ragione. Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza e presenteremo comunque ricorso in Corte di Cassazione. Non è una donna che ha ucciso un uomo con il preciso scopo di farlo, ma abbiamo sempre sostenuto la legittima difesa o al massimo l’eccesso di questa».

«Mi sono solo difesa perché aggredita, non ho mai voluto ucciderlo - afferma Maila Conti al nostro giornale - L’ho sempre voluto aiutare nella vita, ma le violenze erano all’ordine del giorno, troppe da sostenere. Sia verbali sia fisiche. Ero sempre “rotta”. Non posso accettare questa macchia, non sono un’assassina. In qualche maniera sono stata creduta e questo mi rincuora. Sono una persona per bene».

«Mi sono reinserita socialmente - sottolinea la donna - ho sempre rispettato le regole da quando sono a casa. Continuo a sostenere la mia legittima difesa. Ora è un piccolo passo avanti per me e per le mie figlie. Grazie ai miei avvocati che mi hanno creduta fin dal primo giorno e mi hanno dato un enorme sostegno. Desidero anche dare un messaggio a tutte le donne vittime di violenza: non si può morire o finire in galera tutta la vita. Bisogna denunciare le violenze».

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