«Calcio in pancia quando era incinta, capelli strappati e umiliazioni»: chiesti due anni
L’accusa - pm Monica Bubba - ha chiesto due anni, la difesa l’assoluzione. Il 10 novembre il giudice Gianandrea Bussi emetterà la sentenza nei confronti di un piacentino accusato di maltrattamenti e lesioni verso la sua ex compagna
L’accusa - pm Monica Bubba - ha chiesto due anni, la difesa l’assoluzione. Il 10 novembre il giudice Gianandrea Bussi emetterà la sentenza nei confronti di un piacentino accusato di maltrattamenti e lesioni verso la sua ex compagna e madre della loro figlia. Si avvia verso la conclusione il processo svolto con rito ordinario e che ha visto sfilare in aula diversi testimoni che hanno offerto al giudice quanto sapevano o avevano visto riguarda la relazione tra i due. L’uomo è difeso dall’avvocato Antonino Rossi, la donna si è costituita parte civile con il legale Mara Tutone. Nella giornata del 14 settembre ha deposto una parente della donna: «Litigavano sempre, il loro era un rapporto tossico. Era disperata, innamorata. Lui spaccava oggetti, dava calci alle porte. Quando si arrabbiava se la prendeva con le cose che gli capitavano a tiro. Una volta ho visto un divano devastato da tante coltellate». «In una occasione, durante l’ennesima lite, l’ha presa e scaraventata dall’altra parte della stanza. Con la schiena ha sbattuto contro alcune sedie e un tavolo». E’ emerso anche che, quando era incinta le avrebbe dato un calcio nella pancia e strappato una ciocca di capelli. Al termine dell’episodio più violento lei l’ha denunciato e sono partite le indagini. Per un certo periodo la teste e il compagno hanno convissuto con la coppia: «Lui non ha mai negato quanto faceva, ne parlavamo anche davanti a lui. Era pieno di rabbia e scattava per nulla». «Una volta aveva spaccato un cellulare perché lei non aveva preparato il pranzo. Piangeva era spaventata ma non ho visto lividi», ha detto un’altra teste. Di diverso avviso la difesa che ha chiesto l’assoluzione circoscrivendo la vicenda in una relazione tra due persone giovani e immature il che ha portato inevitabilmente ad una conflittualità quasi quotidiana. Tutone invece ha insistito sul fatto che la vittima nei vari racconti è sempre stata precisa nella narrazione, dettagliando gli eventi: «Qua siamo di fronte a labbra spaccate, lividi, vessazioni fisiche e verbali reiterate dove lei è sottomessa e assoggettata e lui prevaricante, possessivo, geloso».