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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Botte alla moglie per anni ma lui nega: «Era lei che mi aggrediva», condannato

Due anni e tre mesi a un ecuadoriano. E' accusato di aver picchiato e maltrattato la moglie per anni ma ha sempre negato: «Mi limitavo a respingerla, mi insultava e mi diceva se mi tocchi io ti mando in galera»

«Mi aggrediva e io mi limitavo a respingerla, mi insultava e mi diceva se mi tocchi io ti mando in galera. Ma non l’ho mai picchiata, forse qualche schiaffo: mi difendevo. Era aggressiva, litigava con tutti», a dirlo un ecuadoriano finito sul banco degli imputati davanti al collegio presieduto da Gianandrea Bussi, a latere Ivan Borasi e Maddalena Ghisolfi per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie. Al termine della requisitoria del pm Antonio Colonna e dell’arringa del suo difensore, Emilio Dadomo, è stato condannato a due anni e tre mesi (l’accusa ne aveva chiesti due). A dare origine al processo un intervento delle forze dell’ordine nella abitazione della coppia (i due hanno un figlio ora 18enne) nel settembre 2019. La moglie, portata in pronto soccorso era stata poi dimessa con 21 giorni di prognosi, il che ha dato l’avvio d’ufficio al procedimento. «Se – ha detto Colonna – in un primo momento la donna si è quasi assunta la colpa di tutto: ero io che lo aggredivo per prima e lo insultavo perché spesso beveva o stava fuori per giorni senza telefono o perché ero gelosa, in seconda battuta ha raccontato i maltrattamenti subiti dal compagno, andando a ritroso negli anni».

«A riprova della genuinità del racconto, c’è anche quello del figlio della coppia che quella sera vide il padre aggredire la madre con calci e pugni e anche con una sedia. Si era messo in mezzo perché la situazione era più grave e violenta del solito. La ricostruzione dell’imputato  - ha proseguito Colonna - non coincide con quanto riferito da mamma e figlio e da quanto emerso dal referto medico (policontusioni e sospetta infrazione di diverse costole). La vittima ha vissuto anni di soprusi senza mai denunciare per paura e per il timore di perdere il figlio. Quella sera furono botte e l’uomo gli sferrò anche un calcio nelle parti intime. E’ vero che lei lo schiaffeggiava? Sì, ma a lei arrivano pugni. Agli insulti corrispondeva sempre la violenza dell’uomo. La prestanza fisica è differente e non stiamo parlando di due individui che si picchiano e che si feriscono, questa è tutta un’altra storia che non rientra in una condizione di parità. Dire che si difendeva dalla moglie aggressiva è offensivo per lei ma anche per lui in quanto ad oggi, negando la condotta, dimostra di non averne compreso la gravità  né di aver consapevolezza che si tratti di un comportamento sbagliato». Dal canto suo l’avvocato Dadomo ha contestato il racconto del pm: «Vent’anni di matrimonio descritti come due decenni di maltrattamenti. La coppia vive insieme, lui ha smesso di bere, è incensurato, ha sempre contribuito praticamente da solo al mantenimento di tutti lavorando ogni giorno». 

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