Corteo non autorizzato contro i Dpcm e le chiusure Covid, tre manifestanti condannati
Tre decreti penali di condanna emessi dal gip su richiesta della Procura per i fatti accaduti il 3 novembre del 2020 tra Piazzale Genova e piazza Cavalli: pagheranno un'ammenda da 475 euro
Sono stati condannati al pagamento di un'ammenda da 475 euro i tre manifestanti che il 3 novembre del 2020 avevano capeggiato la manifestazione di protesta che si era tenuta in piazzale Genova contro i Dpcm emanati pochi giorni prima e che prevedevano chiusure per bar, ristoranti e palestre a causa della nuova ondata di contagi da coronavirus che si stava registrando già allora. I tre erano stati poi indagati dalla polizia per non essersi attenuti a una manifestazione statica in loco (solo questa era stata autorizzata), ma per aver poi condotto il corteo, di fatto non autorizzato, fino in piazza Cavalli, violando così le disposizione di pubblica sicurezza. Per loro è stato emesso un decreto penale di condanna da parte del gip del tribunale di Piacenza su richiesta della Procura.
«Al netto dell’esito del processo che deriverà da eventuale opposizione al decreto penale di condanna - spiega l'avvocato piacentino Sara Soresi, che difende uno dei manifestanti - la delicatezza della situazione non può che balzare all’occhio. Pur credendo e difendendo da sempre e fermamente il lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, non si può non rilevare l’ennesima contraddizione quanto meno dal punto di vista etico».
«Si va a colpire - prosegue Soresi - cittadini incensurati, lavoratori, che hanno voluto manifestare – in modo totalmente pacifico – la loro rabbia nei confronti di un Governo che prima li ha chiusi, poi non li ha sostenuti, poi li ha nuovamente obbligati a sospendere le loro attività e, di conseguenza, le loro entrate economiche. Credo vi siano situazioni maggiormente pericolose da prendere in considerazione: penso all’immigrazione incontrollata, allo spaccio, ai furti, alle truffe. Capita troppo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, che lo Stato sia forte con i deboli e debole con i forti: perché tanta veemenza non è praticata per fronteggiare rave party, ingressi clandestini e, in generale, situazioni nettamente più pericolose rispetto a manifestazioni pacifiche? Solidarietà a questi pacifici cittadini, nella speranza che questo periodo d’incertezza ed ingiustizia possa rimanere presto un ricordo lontano».