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Cronaca

«Mi hanno picchiato per sapere dove fosse la cocaina»

Inchiesta Levante, concluso l’incidente probatorio. Parla un 28enne albanese fermato da alcuni carabinieri nel giugno scorso. E per sei militari dell’Arma scattano nuove accuse; dal peculato, alle lesioni, al falso all’abuso di ufficio

Si è concluso, il 13 ottobre, l’incidente probatorio chiesto dalla procura all’interno dell’inchiesta sui presunti abusi alla caserma dei carabinieri Levante. Il 13 ottobre, davanti al giudice per le indagini preliminari, Luca Milani, ha deposto un ragazzo albanese di 28 anni, il quale avrebbe raccontato - ai sostituti Matteo Centini e Antonio Colonna e agli avvocati difensori dei carabinieri - come il 22 giugno 2020 sarebbe stato fermato, a Roncaglia, e malmenato dai militari per farsi dire dove fosse il resto della cocaina. Il ragazzo avrebbe confermato le accuse, anche se non avrebbe riconosciuto tutti i militari. In aula erano presenti anche l’appuntato Giuseppe Montella e il maresciallo Marco Orlando. «Riteniamo che nell’incidente probatorio - hanno sostenuto i difensori dell’appuntato, gli avvocati Giuseppe Dametti ed Emanuele Solari - la posizione di Montella sia stata chiarita nella reale dinamica dei fatti». Il giovane era stato bloccato dopo aver ceduto una dose di coca a un acquirente. Quattro carabinieri, secondo la procura e secondo il racconto dell’albanese, lo avrebbero fatto salire in auto, dove avrebbe ricevuto un altro schiaffo e minacce di morte. Portato nella sua abitazione, il giovane avrebbe taciuto, ricevendo così un altro schiaffo prima di rivelare dove avesse nascosto altra cocaina: in un nascondiglio vicino ala cimitero. I militari avrebbero trovato poi una decina di dosi, arrestando il 28enne. Per la procura, però, due dosi sarebbero sparite e nel verbale sarebbero stati omessi alcuni dati. E così, la procura ha contestato ai quattro altri reati di peculato, violenza privata, lesioni, e falso ideologico. Inoltre, la mancata segnalazione dell’acquirente avrebbe fatto scattare il reato di abuso d’ufficio per i quattro, ma anche per un maresciallo e un maggiore.

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