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La tragedia in pieno Covid / Rivergaro

Morì dissanguato dopo una lite: indagati la fidanzata e gli operatori sanitari

La tragedia si era verificata ad aprile 2020 in pieno Covid. Il salentino 28enne Giorgio Simone morì per una emorragia fatale. La famiglia non si era arresa alla prima ricostruzione, poi la svolta nel 2023

Svolta nelle indagini sulla tragica morte del 28enne Giorgio Simone. Il giovane salentino di Montesano Salentino morì dissanguato la notte del 16 aprile 2020 nell'abitazione che divideva con la fidanzata infermiera ad Ancarano di Rivergaro. La procura ha iscritto nel registro degli indagati la compagna della vittima per omicidio preterintenzionale, mentre - secondo quanto riporta il Quotidiano di Puglia - sono stati indagati per omicidio colposo e per lesioni personali colpose anche gli operatori sanitari che presero in cura il giovane (due autisti soccorritori, due infermieri e una volontaria) per un totale di sei persone. Giorgio Simone, secondo una prima ricostruzione, in seguito ad una lite con la donna aveva tirato un calcio ad una porta a vetri, sfondandola. Così facendo si era reciso l'arteria poplitea del polpaccio che gli aveva provocato l'emorragia fatale.

Da quanto riporta il quotidiano pugliese: «I familiari del giovane, però, non si sono mai arresi a questa versione dei fatti. Hanno così depositato una denuncia-querela tramite l'avvocato Fabrizio Ferilli e incaricato la criminologa Isabel Martina di presentare una consulenza di ricostruzione dell'accaduto. Alla fine, il pubblico ministero della Procura di Piacenza, Ornella Chicca, ha iscritto nel registro degli indagati sei persone. Secondo l'accusa, nel corso della lite la fidanzata, infermiera, avrebbe colpito il 28enne al petto e, a causa della forte spinta, lo avrebbe fatto scivolare all'indietro. Simone indossava solo i calzini e la superficie era altamente scivolosa: avrebbe quindi impattato contro il vetro della porta interna, sfondandolo e procurandosi, nelle successive fasi della caduta, le lesioni che lo hanno portato alla morte».

«Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche i nomi di due infermieri, di due autisti soccorritori e di una volontaria di pubblica assistenza. Per la Procura,  - si legge - non si sarebbero attenuti alle prescrizioni contenute nel protocollo nazionale Ares 118, che in caso di pazienti con gravi emorragie prevede di esercitare la compressione sulla zona di emorragia così da impedire o rallentare la fuoriuscita di sangue. Inoltre, avrebbero trasportato il paziente al pronto soccorso in ritardo: la presa in carico del 28enne presso l'ospedale di Piacenza sarebbe avvenuta circa un'ora e mezza dopo l'invio dei soccorsi. Condotte che, secondo gli investigatori, avrebbero vanificato la possibilità di mettere in atto idonee procedure salvavita, con il conseguente decesso del paziente». La procura ha disposto anche un incidente probatorio. 

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