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Cronaca

Muore in ospedale tre giorni dopo un intervento, la procura apre un fascicolo

Morta un'82enne dopo un'operazione programmata. La famiglia ha sporto denuncia e la procura ha aperto un fascicolo di indagine per atti relativi che per ora è senza indagati. Sotto sequestro le cartelle cliniche. L'autopsia è stata disposta e poi svolta a fine giugno

Entrata in ospedale per un intervento programmato ad un’anca e morta in reparto tre giorni dopo l'operazione. Così la famiglia di una donna piacentina di 82 anni ha sporto denuncia e la procura ha aperto un fascicolo di indagine per atti relativi, che per ora è senza indagati, ma che sta permettendo di svolgere tutti gli accertamenti. Il pm che si occupa del caso, Daniela Di Girolamo, aveva disposto fin da subito il sequestro delle cartelle cliniche e nominato un perito che eseguisse l’autopsia, Matteo Moretti dell’istituto di Medicina Legale di Pavia. La famiglia della donna, che aveva presentato denuncia per omicidio colposo contro ignoti ai carabinieri di Carpaneto chiedendo il sequestro della salma, delle cartelle cliniche e un’autopsia, ha invece nominato come perito di parte Darica Soprani (Istituto di Medicina Legale di Parma) e come legale l’avvocato Laura Ruscio del Foro di Piacenza. L’esame autoptico si è svolto il 23 giugno, poi sessanta giorni di tempo per la relazione che dovrà chiarire le cause della morte della donna.

Il 13 giugno scorso un’82enne piacentina (con alcuni problemi di dialisi e di ipotensione) è entrata in ospedale a Piacenza per l'applicazione di protesi una all’anca. «L’operazione, programmata per il 14 giugno, era riuscita perfettamente ma nella notte del 17 giugno l’anziana è deceduta – spiega l’avvocato Ruscio – qualche ora dopo aver detto telefonicamente ai suoi familiari che stava male e che aveva forti dolori, anche se non si sa ancora se dal pomeriggio o dalla sera del 16 giugno, e nemmeno se i sanitari se ne siano occupati». «Quando la donna è uscita dalla sala operatoria ha chiamato al cellulare il figlio, altri parenti e amici rassicurandoli che tutto era andato bene. Il 16 giugno - continua il legale della famiglia - l’anziana ha sentito il figlio ed era lucidissima. Era una donna dinamica, perfettamente lucida e presente, che ha sempre usato con dimestichezza lo smartphone. Ha raccontato al figlio che era felice perché poi sarebbe andata a fare fisioterapia alla clinica San Giacomo». 

Poi però è accaduto qualcosa. Spiega l'avvocato Ruscio: «Dalle 12 alle 20 i famigliari non l’hanno più sentita, né lei ha risposto al cellulare. Preoccupati l’hanno chiamata verso le 20 e finalmente, dopo svariati tentativi, l’anziana ha risposto. Gridava, era agitata ma lucida. Chiedeva aiuto, lamentava fortissimi dolori e faceva i nomi della nuora, del figlio dicendo “Venitemi a prendere”». «A quel punto - prosegue Ruscio - gli infermieri in due telefonate hanno rassicurato il figlio che non avrebbe dovuto preoccuparsi perché la donna stava bene e che l’agitazione e alcuni dolori erano effetti post operatori dell’anestesia del 14 giugno e che non c’era bisogno che nessuno della famiglia andasse in reparto».  «Infine - conclude l’avvocato - nell’ultima telefonata la nuora ha cercato di tranquillizzare l’anziana, la quale le ha chiesto però di andare da lei la mattina seguente in ospedale. Nella notte è invece deceduta. I famigliari hanno ricevuto la notizia del decesso all’alba: la donna era morta, così dissero, per arresto cardiaco. Due ore dopo fu contattato il reparto per chiedere spiegazioni quantomeno più strutturate visto che l’anziana era entrata due giorni prima con tutti gli esami aggiornati, controllati e perfetti (come prevedeva sia l’operazione programmata ma anche come richiedeva la sua condizione di dializzata tenue). Nel pomeriggio del 17 giugno, giorno del decesso, la famiglia ha presentato denuncia e chiesto (e ottenuto) l’intervento quindi dell’autorità giudiziaria».

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