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Cronaca

«Il mistero del Natale invita a semplicità e all’umiltà. Lasciamo da parte le nostre presunte sicurezze»

Il messaggio ai piacentini del vescovo Gianni Ambrosio: «La lunga crisi economica è diventata così pesante non solo per ciò che sta causando come disoccupazione e come scadenze da pagare comunque, ma anche per il venir meno di una meta alta»

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio del vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio in occasione del Santo Natale 2013.

Il Natale evoca sempre nei cuori sentimenti di bontà e desideri di fraternità e di pace: è come un ritorno alle sorgenti della vita. Tutto questo è bello e viene messo in rilievo da molti simboli della festa. Ma è necessario andare oltre, non fermarsi agli aspetti che rischiano di essere superficiali e nostalgici. Il Natale è molto di più. È innanzi tutto la nascita di Gesù. Nasce a Betlemme e sperimenta subito le difficoltà della vita. “Non c’era posto per loro” in un alloggio, in una casa, in una famiglia ospitale. Così è scritto nel racconto della sua nascita, così avvenne a Betlemme in quella notte. Quanta sofferenza in quella povera grotta, quanta trepidazione in quei cuori.

Vorrei collocare il mio augurio tra i sentimenti del cuore e il dramma dell’evento. Per avere così uno sguardo grande capace di vedere nell’oscurità della storia, uno sguardo profondo che arriva a riconoscere in quel bambino che nasce povero e fragile il volto della speranza per tutta l’umanità.

Il Natale è la speranza che illumina il cammino umano e riapre sentieri che conducono al futuro. Noi tutti, senza eccezione, ne abbiamo bisogno, perché stiamo camminando quasi nel buio, senza alzare lo sguardo dal momento presente, dall’interesse immediato, dai bisogni quotidiani. La lunga crisi economica è diventata così pesante non solo per ciò che sta causando come disoccupazione e come scadenze da pagare comunque, ma anche per il venir meno di una meta alta. La speranza non ignora il presente, lo vede nella sua realtà, con le sue ambiguità. Ma la speranza sa guardare avanti, al futuro di ciascuno e di tutti. La speranza non è evanescente, vede vicino e guarda lontano. Vede e riconosce le difficoltà, le prove, le sofferenze, le tragedie. Rifiuta le illusioni, le troppe illusioni che feriscono in modo grave la nostra stessa umanità. Ma la speranza guarda lontano, alza lo sguardo e lo volge all’orizzonte per individuare la meta e stimolare il cammino verso ciò che veramente decide la nostra vita, la nostra umanità, la nostra fraternità.  

Il Natale è molto di più. È mistero ed è annuncio. Nel segno di quel bambino che nasce nella povertà e nella debolezza, il cielo si apre. Nell’umanità di Gesù che nasce a Betlemme, si rivela l’amore di Dio, un amore che chiede di essere ospitato: così ci riconosciamo figli amati da Dio ed incamminati verso il nostro destino di felicità.

Il mistero del Natale invita alla semplicità e all’umiltà. Lasciamo da parte, almeno un po’, le nostre presunte sicurezze. Se apriamo la porta del cuore, se diventiamo ospitali, il volto di quel bambino ci illumina e ci dona la gioia. Allora il nostro cammino non sarà un cammino nella tenebra e nella solitudine. Quella luce e quella gioia riempiono tutto il nostro essere. Ma dobbiamo aprire la porta e poi ricordare subito che non possiamo tenere per noi questa luce e questa gioia, ma condividere questi doni con le persone che ci stanno accanto, in particolare con coloro che vivono il Natale nella povertà materiale e spirituale, nel dolore, nella condizione di emarginazione. La sorprendere vicinanza di Dio ci invita ad offrire un raggio, anche se tenue, della sua bontà, del suo amore.

Andiamo a Betlemme, a piedi, senza fardelli pesanti e senza pregiudizi. Andiamo a vedere con occhi nuovi, gli occhi dello stupore e della fede, come Maria, Giuseppe e i pastori. Andiamo con le mani aperte per accogliere l’amore di Dio che ci è donato nella tenerezza di un bimbo appena nato.

Auguro a tutti di poter camminare verso Betlemme e di essere toccati da questo amore di Dio che illumina e avvolge. A tutti sia data la grazia di occhi capaci di contemplare, di guardare avanti. A tutti sia elargita la speranza per riprendere con slancio il cammino. Con un cordiale e fraterno augurio.  

+ Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio

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