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Cronaca

«Nessun risparmio con la chiusura della Polizia Postale»

«Ormai, quello che inizialmente voleva sembrare un piano di razionalizzazione mediante linee di intervento in funzione di quella famigerata spending review, tramutatasi poi in altre terminologie ricche di scenari senza un preciso intendimento, ad oggi, mortificati, potremmo conclamarlo come "il gioco delle tre carte"». Scrive in una nota il segretario provinciale del Sap, Ciro Passavanti. 

«La solita commedia all'italiana. A chiudere dovevano essere inizialmente 97 sezioni, poi 74, poi 67, poi, poi, poi, sempre meno, compresa la sede di Piacenza. A rimetterci le "ossa", ovviamente sarebbero i più deboli, politicamente parlando. E non ci vengano a parlare di importanza strategica. Ma qualcuno avrà capito cosa sta accadendo? Nei precedenti governi (2012) si ventilava la chiusura di presidi di polizia con "tagli" pari a circa 65 milioni di euro. Detti risparmi, sarebbero stati così ripartiti: 56 milioni per mancata assunzione di 1.500 unità del ruolo tecnico, riduzione del 20% del parco auto da concretizzare nell’arco di dieci anni (2% in meno per ogni anno), accorpamento della Direzione Centrale dell’UCIS e della Scuola Superiore di Polizia rispettivamente con la Direzione Centrale della Polizia Criminale (DCPC) e con la Direzione Centrale per gli Istituti d’Istruzione, chiusura di tutte le articolazioni periferiche della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni fatta eccezione le 26 sedi in cui insiste la Direzione Distrettuale Antimafia – DDA - (cancellazione di ben 97 uffici periferici), chiusure di circa 15 distaccamenti della Polizia Stradale e di altrettante Sezioni Polfer, chiusura delle Sezioni sommozzatori, cinofili, tiratori scelti, chiusura di 27 Squadre nautiche. A tutto ciò, si aggiungevano le chiusure di 17 Questure».

«Una stranezza, in un clima di totale incertezza e di assoluta dichiarata ignoranza sull’entità della somma con cui il Dipartimento della Polizia di Stato, avrebbe dovuto contribuire all’insieme del “pacchetto” da presentare sull’altare della spending review, e ancor più anomala fu la totale mancanza di conoscenza di come stavano affrontando tali “risparmi” le altre Forze di polizia. 

«In realtà - prosegue - quei progetti (da noi sempre avversati) sapevano solo di “epurazione” dei presidi di polizia sul territorio e quindi della sicurezza dei cittadini e dei diritti del personale, anziché procedere a tagliare i ridondanti posti di funzione, laddove in esubero. E infatti, poco tempo dopo i famosi tagli delle province prima e delle prefetture dopo, avrebbero confermato che le idee ed i progetti in questo Paese possono cambiare di giorno in giorno. Come allora, anche oggi ribadisco che i risparmi ottenuti dalla chiusura delle articolazioni della Polizia Postale sarebbero pari a zero euro. Il tutto corrisponderebbe unicamente ad una logica organizzativa degli Uffici e non ad economie alcune! Ma quale logica esiste se a seconda dell'entità politica territoriale al Dipartimento continuano a regalare "bonus"? Dietro a quegli sterili numeri o giochi di prestigio però, ci sono persone, uomini e donne, famiglie, cittadini, realtà territoriali spesso estremamente difficili che non possono essere affrontati solo con una logica di potere a discapito dei malcapitati di turno». 

«Le sorti della sicurezza di questo Paese e dei diritti dei lavoratori sono molto di più di un gioco. A dicembre 2014 - conclude - fu presentata una mozione nella seduta della Commissione Consiliare n.1 del Comune di Piacenza per illustrare le funzioni della Sezione Polpost di Piacenza e le necessità per preservare quel servizio, in continua crescita, al servizio della collettività. Intervento che scaturì, in quell'occasione, l'assoluta unanimità degli esponenti di tutte le rappresentanze politiche e istituzionali. E continueremo a invocare a gran voce la necessità di salvaguardare l’impianto del modello di sicurezza e la sua efficienza così come disegnato dalla legge 121/81. Oggi come allora, ai “brontotecnocrati” del Dipartimento mandiamo a dire: il gioco delle tre carte è troppo vecchio per non essere noto, ma è anche offensivo se si pensa di rifilarlo ai poliziotti».

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