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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Non accetta la fine della relazione e la perseguita, condannato

Stalking, sette mesi a un 29enne. In due mesi oltre 4mila telefonate e messaggi. L’uomo avrebbe seguito la ex fidanzata fino a casa e si faceva trovare quando lei incontrava gli amici. «E’ finito un incubo». La difesa: «Tante incongruenze, valutiamo l’appello»

Dopo la fine della relazione, lui non aveva accettato di essere stato lasciato e aveva cominciato a tempestarla di contatti telefonici (cioè chiamate, sms e whatsapp) - ne risulteranno 4.300 in due mesi - e a perseguitarla, seguendola e chiudendola in una stanza. Un 29enne piacentino, di Fiorenzuola, è stato condannato, il 13 maggio, a sette mesi di reclusione con l’accusa di stalking. Il giudice Gianandrea Bussi, pm Monica Bubba, ha anche stabilito un risarcimento di alcune migliaia di euro per la ragazza, una 22enne, vittima degli atti persecutori. Per l’imputato, è caduta l’aggravante delle minacce.

Il 29enne è stato difeso dagli avvocati Andrea Bazzani e Matteo Dameli, mentre la giovane si è costituita parte civile con l’avvocato Enrico Micheli. «E’ una sentenza che ci sorprende. Valutiamo il ricorso in appello dopo aver letto con attenzione le motivazioni della sentenza. In questa vicenda, dall’istruttoria sono emerse molte incongruenze». La relazione fra i due giovani era iniziata nel luglio del 2017 e si era conclusa nel febbraio del 2018. In aula solo sfilati numerosi testimoni che hanno raccontato i rapporti fra i due e i numerosi episodi di pedinamento di cui è rimasta vittima la ragazza. Lei aveva anche deciso di rivederlo per dargli la spiegazione da lui richiesta sulla fine della storia, ma il giovane non l’aveva ritenuta sufficiente e aveva continuato a importunare la ex fidanzata.

Oltre a essere seguita, anche vicino alla propria abitazione, la ragazza è stata anche fatta bersaglio di migliaia di chiamate, messaggio e whatsapp. Secondo le accuse della procura - l’inchiesta era stata condotta dal pm Matteo Centini - la ex sarebbe anche stata più volte ingiuriata e percossa. Quella ragazza era diventata un’ossessione per il 29enne, tanto che lei aveva dovuto modificare le proprie abitudini. Ma a volte non bastava, perché lui si presentava nei luoghi dove lei era con lui amici. Un controllo pressante di chi ha vissuto quei mesi come «un incubo. Avevo paura. Ora mi sento più tranquilla e sono soddisfatta della sentenza».

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