Omicidio di Lugagnano, il pusher morto dissanguato in pochi minuti
Continuano nel massimo riserbo le indagini dei carabinieri coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini volte a catturare l’uomo che ha ucciso nella serata del 28 aprile un 32enne marocchino a Tabiano nei pressi di una boscaglia. Il 3 maggio un'altra gambizzazione a Salsomaggiore
Omicidio di Lugagnano. Continuano nel massimo riserbo le indagini dei carabinieri coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini volte a catturare l’uomo che ha ucciso nella serata del 28 aprile un 32enne marocchino a Tabiano di Lugagnano, nei pressi di una boscaglia. Quel luogo era diventato da tempo una conosciuta e fiorente piazza di spaccio a cielo aperto di cocaina ed eroina.
E se elementi fondamentali sono sicuramente emersi dall’analisi dei quattro cellulari trovati addosso alla vittima, l’autopsia svolta dal medico legale Marco Ballardini a Pavia ha confermato la morte per un colpo solo d’arma da fuoco che lo ha trapassato da parte a parte all’altezza dell’addome ma lateralamente. Per la dimensione del foro si pensa ad una pistola di grosso calibro ma non è escluso che possa essere stato utilizzato anche un fucile. Né il proiettile né il bossolo (sempre che vi sia stato) sono stati trovati. Da quanto emerso non si è riusciti, al momento, a stabilire quale dei due fori sia quello d’entrata e quello d’uscita ma pare che non gli sia stato sparato a bruciapelo. Inoltre è pacifico che l’omicidio sia avvenuto nel luogo dove lo straniero è stato trovato in un lago di sangue, i rilievi hanno fatto emergere che ferito sia caduto nell’erba per poi trascinarsi, riuscire ad alzarsi per infine accasciarsi definitivamente senza essere riuscito a chiedere aiuto. Non è deceduto sul colpo ma dissanguato in pochi minuti. Inoltre sono in corso accertamenti sulla telefonata dal tono un po’ sospetto fatta alla polizia dell’Unione Valnure-Valchero e che ha fatto ritrovare il corpo proprio ad una pattuglia della Locale. Una telefonata dal tono vago ma nella quale un uomo avrebbe detto “andate a vedere su quel tornante”.
L’assassinio è maturato nell’ambiente dello spaccio e la vittima faceva parte dell’ingranaggio: era un pusher. Potrebbe aver "pestato i piedi" a qualche "collega" più importante per forse espandere l’attività - peraltro molto redditizia - anche con qualche rapina e aver creato quindi più di un fastidio terminato con un sanguinoso regolamento di conti. Ricordiamo che la vittima sembra aver avuto una residenza pressoché fittizia a Vigevano perché in verità era solito pendolare tra il Milanese e il Piacentino e alle spalle aveva qualche precedente per droga.
Legati al mondo degli stupefacenti sarebbero anche i due marocchini gambizzati (con svariati colpi d’arma da fuoco) martedì 26 e mercoledì 27 aprile nel Pavese e a Milano, giovedì 28 aprile poi l’omicidio nel Piacentino. Il 3 maggio a Salsomaggiore, nei pressi del Monumento alla Resistenza, lungo viale del Lavoro, un uomo, dell’Est Europa pare, è stato gambizzato con un'arma da fuoco: sei colpi in tutto, anche se pare che ad averlo raggiunto, alla caviglia e alla tibia, siano stati tre proiettili. Si tratta quindi della terza gambizzazione in pochi giorni, tutte avvenute in un raggio chilometrico contenuto, oltre all’omicidio. A stabilire se possa esserci un collegamento ci stanno pensando gli inquirenti che stanno lavorando senza sosta.