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Cronaca

Omicidio Pierini, la procura chiede il rinvio a giudizio per madre e figlio

I due, secondo il sostituto procuratore Roberto Fontana il 3 luglio del 2012, nella loro casa di Pontenure, avrebbero ucciso Giuseppina Pierini, all'epoca 63enne. Le accuse: omicidio volontario premeditato, con le aggravanti di averlo commesso su una persona, un familiare, con minorata difesa, per motivi futili e abbietti e distruzione di cadavere

Omicidio volontario premeditato, con le aggravanti di averlo commesso su una persona, un familiare, con minorata difesa (un’anziana malata di Alzheimer), per motivi futili e abbietti. Entrambi sono anche accusati di distruzione di cadavere. La donna, inoltre, deve anche rispondere di falso, per aver denunciato la scomparsa della madre. Sono le terribili e pesanti accuse con cui la procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio di Maria Grazia Guidoni, 46 anni, e del figlio Gino Laurini, 23. I due, secondo il sostituto procuratore Roberto Fontana il 3 luglio del 2012, nella loro casa di Pontenure, avrebbero ucciso Giuseppina Pierini, all’epoca 63enne. I motivi del gesto - il poter disporre del denaro dell’anziana - sono stati definiti dalla procura «abietti». La figlia Maria Grazia, infatti, aveva cercato in tutti i modi di nascondere la reale entità del denaro della madre dopo che era stato nominato un amministratore di sostegno. Il 5 luglio 2012 la figlia avrebbe dovuto incontrare l'amministratore di sostegno per consegnargli la documentazione bancaria della madre, ma questo l'avrebbe fatta scoprire: aveva sempre raccontato di una pensione di poche centinaia di euro, quando invece la donna percepiva 2100 euro ed era titolare di alcuni immobili nel Bolognese. Guidoni sarebbe stata scoperta. Da qui la decisione di nascondere tutto, secondo le tutte, con l’uccisione della mamma. La Guidoni è stata denunciata anche per falso, perché il 4 luglio eran andata dai carabinieri a denunciare la scomparsa della madre.

In dicembre è stata fissata l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari, Adele Savastano. La donna è difesa dall’avvocato Francesca Bronzetti, del Foro di Pisa, mentre il figlio dall’avvocato Riccardo Lottini, del Foro di Grosseto. Da film horror la fine della Pierini. I resti del suo corpo erano stati trovati il 12 novembre 2015 in un bosco a Massa Marittima. Il figlio, schiacciato dal peso di ciò che aveva fatto, aveva raccontato ai carabinieri di Massa che cosa sarebbe avvenuto nell’abitazione di Pontenure il 3 luglio di tre anni prima. A Pierini sarebbe stato fatto bere un cocktail di farmaci, nella speranza che morisse. Da brividi alcune frasi pronunciate dalla Guidoni mentre faceva bere il cocktail di farmaci e alcol alla madre: “Questa è la festa del condannato” oppure “Ecco l'addio alla pensione”.

Nonostante il tentativo di avvelenamento, la 63enne resisteva e allora la figlia, con il concorso del nipote, le aveva stretto intorno al collo un sacchetto di plastica, chiudendolo poi con del nastro adesivo. L’asfissia aveva posto fine alle sofferenze della povera donna. Caricato il cadavere nel bagagliaio dell’auto, madre e figli si erano diretti a Massa Marittima e raggiunto un casolare. Qui era continuata la discesa nell’abisso. Prima gli avevano gettato dell’acido muriatico sul volto, per renderlo irriconoscibile, poi avevano cercato di fare a pezzi il corpo, con una pala e una zappa. Infine, i poveri resti erano stati gettati in una scarpata, tra gli arbusti. Ma a farli tornare alla luce ci ha pensato il pentimento, liberatorio, del giovane nipote che non è riuscito a dimenticare l’aberrazione toccata quel maledetto 3 luglio a Pontenure.

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