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Cronaca

Omicidio Politi, Maila Conti condannata a 21 anni

Nel 2019 ha accoltellato Leonardo Politi nel chiosco di piadine che gestivano insieme a Lido Adriano a Ravenna. La difesa: «Alla luce di tutto quello che è emerso ci saremmo aspettati un ridimensionamento del fatto contestato dall'accusa. Attendiamo le motivazioni della sentenze e ricorreremo in appello»

E' stata condannata a 21 anni di carcere per omicidio volontario: era accusata di aver ucciso il compagno, Leonardo Politi con una coltellata il 16 agosto 2019 a Lido Adriano di Ravenna nel chiosco di piadine che gestivano. La sentenza della Corte d'Assise presieduta da Cecilia Calandra con il giudice Antonella Guidomei e ai giudici popolari è arrivata nel pomeriggio del 1 febbraio. Il pm Antonio Bartolozzi aveva chiesto 22 anni e nella requisitoria della settimana scorsa aveva confermato l'accusa di omicidio volontario negando la legittima difesa, aveva sostenuto che l'intenzione della donna era quella di uccidere e ha sottolineato l'indole aggressiva di Conti. Aveva altresì richiesto (e oggi è stato confermato) il riconoscimento delle attenuanti generiche in equivalenza dell'aggravante dell'omicidio in cui vi è una relazione affettiva, per la confessione resa dalla donna e la collaborazione con le forze dell’ordine appena dopo il fatto. La donna è difesa dagli avvocati Wally Salvagnini e Carlo Benini, mentre le tre figlie dell'uomo si erano costituite parte civile con l'avvocato Luigi Salice. Il legale si era associato alle richieste del pm e avanzato le richieste risarcitorie per le tre figlie (due maggiorenni e una minorenne legalmente rappresentata dalla mamma, l’ex moglie di Politi). 

LA DIFESA -  «Non ce l'aspettavamo. Alla luce di tutto quello che è emerso ci saremmo aspettati un ridimensionamento del fatto contestato dall'accusa. Attendiamo le motivazioni della sentenze e ricorreremo in appello», a dirlo gli avvocati Salvagnini e Benini al termine della lettura della sentenza. Conti era in aula, ha pianto e ha ribadito ancora una volta che non voleva uccidere ma che, come altre volte, si era solo difesa dall'uomo che l'aggrediva spesso. L'avvocato Benini aveva anche chiesto ma avuto parere negativo, l'acquisizione di un video che avrebbe ritratto Politi poco prima della sua uccisione e nel quale si vedrebbe come fosse ubriaco: «Poteva essere un particolare importante alla luce di quanto poi accaduto», ha detto. Conti rimane ai domiciliari ed è autorizzata a recarsi a lavoro. 

Secondo la difesa invece Politi era un uomo violento nelle parole e nei fatti ma Conti non denunciava, confidavamaila conti processo ravenna 00-2 che cambiasse. Nel corso della relazione, l’uomo che era dedito all’alcol, aveva tentato su sua spinta di iniziare un percorso di disintossicazione ma senza mai ottenere i risultati sperati. I due si sono lasciati nei primi mesi del 2019 e comunque avevano deciso di aprire una piadineria e di trasferirsi da Piacenza (dove Maila aveva un bar) a Ravenna dove tutto è precipitato, lui beveva sempre e lei era molto provata fisicamente di lì anche il forte dimagrimento, hanno spiegato i legali. «Abbiamo prodotto – dichiara Salvagnini le prove, tra le quali i tabulati telefonici, che dimostrano che Maila ha chiamato più volte i carabinieri al 112 (anche quelli di Rivergaro), un centro antiviolenza e proprio il 1 agosto 2019, pochi giorni prima del delitto, i carabinieri di Ravenna, per chiedere aiuto».

Gli avvocati avevano rigettato l'accusa di omicidio volontario: «Siamo di fronte ad un caso di legittima difesa dall'esito nefasto, quello che si può quindi contestare a Maila è l'eccesso colposo di legittima difesa. Si cerca di far passare come violenta una donna che rimane in vita dopo anni di botte». In aula Conti ha reso spontanee dichiarazioni: «Non volevo ucciderlo, ho temuto per la mia vita». Secondo Conti non c’era alcuna volontà di uccidere. Ha ripetuto più volte di essersi solo difesa dall’aggressione di quell’uomo che, ubriaco, la stava picchiando. Un colpo alla nuca, un altro alla mandibola, lei cerca di divincolarsi – ha spiegato più volte – e quando lui l’ha spinta contro il piano di lavoro del chiosco lei ha allungato la mano e ha preso un coltello. L’ha brandito – sostengono gli avvocati – per mettere una distanza con Politi, temeva per la sua vita e cercava di allontanarlo, poi la coltellata. Nell’udienza del 21 settembre 2020 Maila aveva detto: «Lui mi ha guardato poi si è allontanato insultandomi. Ho guardato il coltello e non ho visto sangue, l’ho passato sotto l’acqua e l’ho gettato nel lavandino. Sono uscita e ho visto Leonardo mentre si avvicinava a un’auto. Lui si è accasciato e ho detto all’uomo della vettura di chiamare i carabinieri. Io intanto ho chiamato il 118, due volte e ho chiesto anche l’elicottero. Tenevo Leonardo fra le braccia, ma poi sono arrivati i carabinieri e mi hanno staccato da lui».

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