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Cronaca Caorso

«Me l'hanno ammazzato davanti agli occhi. Rocco era un angelo: mai rubato neanche una caramella»

Tutti al campo nomadi di Caorso negano che Rocco sia stato un delinquente: «Vogliamo le prove che sia stato un boss. I carabinieri ci hanno rovinato. Rocco era una persona buona che lavorava da mattina a sera, e per questo lo hanno ammazzato». Il paese, nel frattempo, è sotto choc

omicidio bramante-4La giovane titolare del bar “Filly” di via Roma a Caorso ha ancora le lacrime agli occhi che cerca di trattenere quando le chiediamo di raccontarci quanto accaduto nel suo locale intorno alle 20 di lunedì 13 gennaio. Si gira per preparare il caffè dietro al bancone, lo stesso dal quale il 63enne pregiudicato Luigi Baletta avrebbe di fatto rubato un coltello (poi ritrovato nei pressi del locale) con il quale ha colpito, al termine di una lite, il 52enne Rocco Bramante, considerato il “boss” del campo nomadi di Caorso e finito nel mirino dei carabinieri nella maxi indagine Tower nel marzo 2019. Bramante è morto dopo circa mezz’ora davanti alla caserma dei carabinieri dove si era recato per chiedere aiuto, mentre Baletta, rintracciato dai militari dell’Arma nel bar e interrogato fino a tarda notte, è stato condotto al carcere delle Novate, non prima di essere interrogato dal sostituto procuratore Antonio Colonna (al quale ha assistito il suo legale, Paolo Lentini del Foro di Piacenza), che ha disposto l’autopsia sul corpo del 52enne. La vittima sarebbe stata colpito da due coltellate sferrate dal rivale al termine di un furioso diverbio avvenuto davanti al locale di via Roma: una, quella che poi ha causato il decesso in seguito alla perdita di sangue, ha raggiunto l’arteria femorale, mentre la seconda la mano, forse mentre Bramante cercava di difendersi. I sanitari hanno anche riscontrato un trauma cranico, riconducibile a botte e pugni che si sarebbero susseguiti tra i due. Già in precedenza, negli anni ’80, Baletta venne indagato per rapina, resistenza, lesioni e minacce.

Omicidio a Caorso ©Trespidi-GattiOra i carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola e quelli del Nucleo Investigativo  sono al lavoro per riscostruire ogni singolo dettaglio del gravissimo fatto di sangue. Utili saranno le immagini delle telecamere della zona e le dichiarazioni dei testimoni, tra le quali anche quella della moglie di Rocco Bramante, Giordana Lucchesi. Proprio mentre i carabinieri erano impegnati ad investigare la scena del crimine, o meglio, dove la vittima si è accasciata e poi deceduta, nonostante gli sforzi dei medici e degli infermieri del 118, davanti alla caserma si sono radunate un gruppo di sinti che hanno urlato, inveito, proferito minacce anche di morte e giurato vendetta. Ad un certo punto hanno anche brandito un tubo di ferro con l'intenzione di danneggiare un'auto parcheggiata a pochi metri di distanza e a detta loro, quella del presunto omicida. Ovviamente i carabinieri le hanno fermate immediatamente. Hanno anche insultato e minacciato pesantemente il sindaco Roberta Battaglia che durante l'indagine Tower dei carabinieri era stata minacciata proprio in municipio.

Omicidio a Caorso ©Trespidi-Gatti

Rocco Bramante-2«L'ha ucciso davanti ai miei occhi, ero piena di sangue, abbiamo cercato aiuto andando dai carabinieri ma Rocco è morto», a dirlo tra urla e lacrime Giordana Lucchesi, moglie di Rocco Bramante assassinato davanti al bar Filly di via Roma a Caorso nella serata del 13 gennaio. Accanto a lei, sotto choc, le sorelle, la madre Lucia Stocola, le figliastre e i tanti ragazzini che abitano nel campo nomadi caorsano. Raccontano la loro versione e tutti concordano: «Rocco era un angelo. Non ha mai rubato nemmeno una caramella. L'hanno ucciso perché era troppo buono. Rocco lavorava da mattina a sera, era sempre sporco perché si spaccava la schiena». E ancora: «Vogliamo le prove che Rocco era il boss della comunità e che era il mandante di furti e reati che ci hanno contestato. Ci hanno distrutti, ci hanno tolto i figli, non sappiamo neanche cosa abbiamo fatto. Noi lavoriamo, non rubiamo». Rocco non era sinti, era siciliano e da almeno 20 anni abitava nel campo di Caorso dove poi aveva sposato Giordana, diventando quello che nel loro gergo si chiama "gaggio".  «Eravamo andati a bere un caffè al bar Filly, Rocco ha salutato Gigi e lui lo ha mandato a fanc... dicendogli "sei uno stronzo, tu hai rovinato Caorso con quello che avete fatto" (riferendosi dl blitz dei carabinieri durante l'operazione Tower nel marzo 2019 nda) e poi gli ha dato due schiaffi. Rocco mi ha detto di andare via e Gigi invece ha preso il coltello e lo ha colpito due volte. Io ero piena di sangue e siamo corsi in auto davanti alla caserma e poi è morto. Non è vero che ha cercato di investirlo: lo dimostreranno le telecamere». Tutti al campo negano vecchie ruggini tra i due, anche se qualcuno in paese la pensa diversamente: ci penseranno i carabinieri a ricostruire tutto. Luigi Baletta, 63enne caorsano, ora si trova alle Novate con l'accusa di omicidio volontario. E' stato bloccato dai militari poco dopo l'omicidio e portato in caserma a Fiorenzuola dove è stato interrogato a lungo dal sostituto procuratore Antonio Colonna. All'interrogatorio ha assistito anche l'avvocato di Baletta, Paolo Lentini (foro di Piacenza). 

CAORSO SOTTO CHOC - All’indomani dell’omicidio a Caorso i residenti si dicono increduli. «E’ un paese calmo – dicono tutti -, queste due persone (Bramante e Baletta, ndr) non hanno mai dato grossi problemi, ognuno faceva il proprio lavoro». Luigi Baletta lo conoscono bene Eva Remondini e Romano Polledri, due coniugi di Caorso: «Siamo amici, lui viene sempre qua al bar. Non so per quale motivo abbiano litigato, non sono a conoscenza di vecchie ruggini tra di loro. Non penso che Gigi (così è conosciuto l’assassino, ndr) volesse fargli del male». «Qui da noi si è sempre comportato bene» - aggiunge la titolare della panetteria di via Roma dove il 63enne era cliente abituale. Intanto vige un rigoroso “no comment” dall’Amministrazione comunale da noi contattata.

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