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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Facsal / Via Cesare Calciati

Via Calciati: brutale esecuzione, donna freddata con 5 colpi di pistola

Una brutale esecuzione in via Calciati. Una donna, ecuadoriana di 49 anni, è stata freddata con 5 colpi di pistola in strada all'ingresso laterale del supermercato Esselunga. E' successo verso le 7.30 del 5 marzo

Il giorno dopo la terribile tragedia che ha portato alla morte due persone, Piacenza è sotto choc. In tanti sono andati a vedere dove Esmeralda è stata massacrata con 5 colpi di pistola in via Calciati da un uomo che poi si è ucciso.

L'ESECUZIONE - Che si trattasse di un delitto a sfondo passionale lo si è intuito da subito. Una donna incensurata di 49 anni che viene freddata in mezzo alla strada in pieno giorno con cinque proiettili come se fosse un capo cosca non poteva che far pensare a una volontà omicida e a una furia che solo la gelosia morbosa può provocare in una persona instabile.

VIDEO (1): I PRIMI RILIEVI DELLE FORZE DELL'ORDINE

VIDEO (2): RILIEVI VICINO AL CORPO DELLA VITTIMA

Via Calciati: donna uccisa in strada ©Furia/IlPiacenza

Omicidio in via Calciati: i fiori e il cordoglio

E infatti, a freddare Esmeralda Nilsa Romero Encalada, è stato il suo amante, o meglio il suo ex amante, visto che l’assassino, Rosario Costa (muratore 56enne nativo della Sicilia, ma trapiantato da tanti anni a Piacenza) era stato lasciato dalla sudamericana qualche mese fa. Lui non aveva accettato la fine della loro storia, e sembra che negli ultimi tempi la sua presenza si fosse fatta ancor più insistente fino a sfiorare la persecuzione.

La vittima aveva 49 anni, lavorava come badante in un’abitazione sul Pubblico Passeggio e come addetta alle pulizie in alcuni bar del centro. Viveva in via Calzolai e aveva una figlia giovane che aspetta un bambino. Polizia e carabinieri, che hanno indagato insieme (coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Michela Versini) stanno ancora scavando nella vita privata dei due sfortunati protagonisti di questa vicenda per definire le dinamiche che possono aver portato l’uomo, sulla carta incensurato, a compiere un delitto talmente efferato.

Stando alla ricostruzione effettuata dal Nucleo operativo dei carabinieri e dagli agenti della squadra mobile (sul posto il capitano Rocco Papaleo e il commissario Stefano Vernelli), il 56enne alle 7,30 ha atteso la donna sapendo che sarebbe andata a fare spesa all’Esselunga. E’ arrivato in bicicletta e l’ha lasciata nei giardinetti all’angolo tra via Calciati e via Camia. Quando la sudamericana è arrivata a piedi, Costa l’ha avvicinata, ha estratto una calibro 7,65 e ha fatto fuoco sette volte.

Cinque proiettili l’hanno raggiunta alla testa e all’addome freddandola sul colpo, altri due si sono invece conficcati nel cancello. L’assassino, stando all’unico testimone, il titolare del negozio Enel Point che si trova lì davanti, si è poi allontanato con grande calma, come se nulla fosse, inforcando di nuovo la sua bicicletta e sparendo nel nulla. Quando polizia e carabinieri hanno identificato la donna stesa a terra sullo scivolo dell’ingresso merci del supermercato, in breve sono risaliti anche al 56enne, ed è scattata la caccia all’uomo in tutta la città.

Le pattuglie hanno sostato sotto la sua abitazione in via Montebello (nella zona dell’Infrangibile) e la sua famiglia è stata subito convocata in caserma. Nel frattempo gli investigatori hanno scoperto che Costa disponeva in città di due cantine che utilizzava come ricovero attrezzi per la sua professione. Una si trovava sempre nella zona della Farnesiana, mentre l’altra in un condominio di via delle Teresiane. E’ qui che, intorno alle 14, sono arrivati gli agenti in borghese della squadra mobile.

Quando sono scesi in cantina, hanno notato la porta socchiusa e la luce spenta. Dietro a quella porta c’era il 56enne che, avendo intuito di essere ormai senza scampo, ha rivolto contro di sé una delle due pistole che aveva in tasca e ha fatto fuoco per due volte, morendo all’istante. Le armi sono state sequestrate dalla polizia e sono in corso gli accertamenti sui numeri di matricola per risalire alla loro provenienza, visto che non risultava che Rosario Costa detenesse armi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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