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Cronaca

Operaio morì schiacciato su una piattaforma, i titolari patteggiano un anno e dieci mesi

L'operaio morì mentre utilizzava una piattaforma elevatrice in un cantiere edile del Polo Logistico nel 2018

«Hanno patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione, pena sospesa, per concorso in omicidio colposo due soci amministratori della società Isol Term s.n.c. con sede legale nel Catanese, per la morte di Islam Kamrul, operaio trentunenne di origini bengalesi residente a Torino, morto sul posto di lavoro tre anni fa. Nell’udienza preliminare celebratasi il 30 april in tribunale il gup il gup Luca Milani ha accolto l’istanza di patteggiamento presentata dai legali dei due imputati». Si legge in una nota di Giesse Risarcimento Danni, azienda di consulenza e assistenza legale che segue la famiglia della vittima. 

«I familiari della vittima si sono affidati al gruppo specializzato in casi di infortunio sul lavoro con sede a Parma, che li ha assistiti nella fase penale assieme ai suoi legali fiduciari, hanno già ottenuto il risarcimento del danno. Era il 9 giugno del 2018 e Islam Kamrul, insieme ad alcuni colleghi, si trovava impegnato in un cantiere edile del Polo Logistico di Piacenza, col compito di provvedere all’isolamento termico delle tubature. Improvvisamente, però, mentre stava utilizzando una piattaforma elevatrice, avvenne l’incidente mortale: a causa del blocco del cestello l’operaio rimase incastrato col collo tra il parapetto e il soffitto, finendo per rimanere soffocato».

«A rendere fatale l’incidente  - spiegano - anche il fatto che in quel momento Islam stesse lavorando da solo, coi colleghi che solo dopo qualche minuto si accorsero di quanto accaduto senza poter cercare con una manovra d’emergenza di liberare l’operaio. Immediati i rilievi da parte delle forze dell’ordine, che grazie anche al lavoro da parte degli ispettori del Dipartimento di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’Asl e alle analisi dei consulenti tecnici hanno potuto ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’evento. Islam, che manovrava la piattaforma tramite un joystick sporgendosi dal parapetto, impattò involontariamente sul soffitto, causando il colpo che portò il cestello al blocco di emergenza: solo l’ausilio di un collega alla base della piattaforma avrebbe potuto liberarlo abbassando il cestello, ma nonostante questo fosse espressamente indicato nel manuale di utilizzo l’operaio si trovava da solo, e addirittura non era nemmeno inserita la chiave nel selettore, e fu impossibile quindi per lui resistere alla compressione».

«Un’altra fine tragica che si poteva evitare - commentano Michele De Bona e Paolo Notari della sede Giesse di Parma - Perché la dinamica evidenzia sia quanto deve aver sofferto Islam sia quanto fosse facilmente evitabile quanto accaduto se fossero state rispettate le più banali norme di sicurezza. Siamo nel 2021 e ancora troppo spesso i lavoratori perdono la vita nei cantieri e più in generale sul luogo di lavoro, speriamo quindi che processi come questo contribuiscano a responsabilizzare ulteriormente chi si trova a gestire situazioni di rischio, perché nessun altro debba provare il dolore provato dalla famiglia di questa ennesima vittima».

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