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Cronaca

«Finge il divorzio e una lite con la figlia per salvare patrimonio, azienda e sfuggire al fisco»

Nei guai un'intera famiglia con a capo il padre imprenditore. Indagati anche due avvocati e un commercialista. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di un notaio. Il sostituto procuratore: «Indagine straordinaria della Guardia di Finanza»

«Siamo di fronte ad un’indagine straordinaria perché i militari delle Fiamme Gialle hanno scavato senza fermarsi alle false fatturazioni e hanno alzato il velo su un ben più complesso disegno criminoso nel quale hanno avuto parte attiva anche due avvocati e un commercialista», a dirlo il sostituto procuratore Matteo Centini che ha coordinato le indagini del Gruppo della Guardia di Finanza che hanno portato all’operazione Gold Digger: undici indagati e sequestri di beni e aziende per 13 milioni di euro in applicazione dei sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale. Le aziende coinvolte sono specializzate nel settore industriale della carpenteria di alto livello. «Grazie alla direzione della procura e all'acume dei militari che hanno indagato abbiamo recuperato risorse per lo Stato: in questo periodo particolare è un segnale molto importante per il nostro Paese», ha commentato il comandante provinciale, il colonnello Daniele Sanapo.

villa liguria sequestrata guardia di finanza-2I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento. «Un’indagine lunga, complessa, laboriosa condotta con assoluta professionalità», ha commentato il procuratore capo Grazia Pradella che ha fatto eco alle parole di Centini. «Il disegno criminoso – fanno sapere gli inquirenti – ha origini complesse e datate poiché le prime condotte fraudolente sono consistite nella commissione del reato di utilizzo di false fatturazioni per gli anni d’imposta compresi tra il 2007 e il 2010 per un importo di 6 milioni e mezzo di euro. Paventatasi la grave situazione debitoria poi cristallizzatasi a seguito di indagini di polizia giudiziaria e di verifica fiscale, i soggetti coinvolti (una famiglia composta da padre, madre, figlia, genero e zia) hanno avviato la messa in liquidazione nel 2013, al fine di impedire al Fisco il recupero delle somme indebitamente sottratte, dopo aver creato una nuova realtà aziendale nel 2010, ripulita dalle situazioni pendenti in capo alla società preesistente ma beneficiaria degli stessi clienti e tecniche produttive della fallita».

guardia di finanza 2021-3«L’amministratore - ha spiegato il colonnello Luca Elidoro - ha posto in essere condotte delittuose che hanno avuto come unico scopo quello di trasferire dipendenti specializzati, beni strumentali e competenze alla nuova società, rappresentata legalmente da un parente stretto. In altre parole l’imprenditore prima ha finto di separarsi dalla moglie per salvare il patrimonio personale intestando tutto alla consorte alla quale dava anche 3mila euro al mese di mantenimento: le intercettazioni hanno permesso di scoprire il finto divorzio basato su un tradimento inesistente tanto che i due non hanno mai smesso di vivere insieme, la donna peraltro lo chiamava ogni giorno per sapere se tornava a casa per pranzo e conducevano una normale vita di coppia».

«In un secondo momento - proseguono gli investigatori - ha finto una lite con la figlia (socia della prima società) alguardia di finanza 2021 ok-2 termine della quale la donna ha creato la seconda società trasferendo lì personale, clienti, creditori, attrezzature, apparecchiature, svuotando di fatto la società del padre. L’uomo però è stato assunto come consulente dalla figlia la quale a sua volta aveva nominato il marito come legale rappresentante. Si tratta quindi di un affare di famiglia, famiglia che si è avvalsa delle competenze e della collaborazione – secondo l’accusa -  di un commercialista piacentino e di due avvocati di Milano.  L’imprenditore ha tuttavia continuato ad essere il “dominus” di tutte le attività gestionali ed operative della neo-costituita, pur figurando come mero collaboratore esterno». Le indagini effettuate dalle Fiamme Gialle hanno permesso, in primis, di evidenziare la connessione di fatto esistente tra la vecchia e la nuova realtà aziendale, i cui processi operativi ed amministrativi si sono svolti in perfetta continuità rispetto a quelli preesistenti. Le ulteriori attività hanno poi consentito di ricondurre alla disponibilità degli indagati un immobile di notevole pregio a Zoagli (Genova) sulla Riviera Ligure di Levante, con accesso privato alla spiaggia, del valore di circa 2 milioni e 600mila  euro. La villa  è stata acquistato grazie ad una società creata ad hoc mediante l’interposizione di una fiduciaria parmense ed il coinvolgimento attivo di un noto commercialista piacentino, al fine esclusivo di “schermare” la provenienza illecita del denaro distratto dalle casse della fallita.

Guardia di Finanza-3Una volta dichiarato il fallimento su istanza del Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Piacenza nel 2018, per il quale è tuttora pendente il Ricorso in Cassazione, gli indagati hanno tentato di accedere alla procedura del concordato preventivo, ripianando contestualmente la loro posizione debitoria avvalendosi “Pacificazione Fiscale” con il pagamento di 2 milioni e 357mila euro ripartiti in venti rate. I sodali hanno provveduto a formulare apposita domanda di adesione allo strumento in questione alla Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Piacenza, prelevando le somme dovute da conti correnti intestati alla nuova società, facendole prima transitare su un conto intestato ad un professionista al fine di nasconderne la provenienza.

«Un plauso particolare va al curatore fallimentare che ha capito quanto stava accadendo e ad un dipendente che, sentito in procura, ha raccontato la verità a differenza di altri», spiega il pm Centini.  Gli 11 soggetti coinvolti (la famiglia di imprenditori di Podenzano, due avvocati e una loro dipendente, un commercialista, il faccendiere della fiduciaria di Parma e un dipendente dell’azienda) nell’indagine sono stati iscritti, a vario titolo, per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione aggravata, appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento personale. «L'azienda "nuova" è tuttora in attività e ha anche raddoppiato il fatturato sotto la guida dell'amministrazione giudiziaria - dicono i finanzieri -. Né i dipendenti né i creditori hanno subìto conseguenze negative».elidoro sanapo-2

Al termine dell’attività d’indagine, data la bontà dell’impianto accusatorio, è stata disposta la misura cautelare reale del sequestro preventivo, avente ad oggetto il 100% delle quote di due società (per le quali il Tribunale di Piacenza ha nominato due Amministratori Giudiziari), di tutti i beni mobili ed immobili nelle loro disponibilità, delle somme presenti sui loro conti correnti e, inoltre, di tutte le somme presenti sui conti correnti intestati a 3 indagati per una somma di 6 milioni e mezzo di euro. Tra i beni sequestrati, di particolare rilievo sono l’immobile di lusso sulla Riviera Ligure di Levante  e l’opificio utilizzato dalla società, del valore di circa 8 milioni e mezzo di euro. Sui conti correnti intestati agli indagati ed alle società coinvolte sono stati invece sottoposti a misura circa 530mila euro.

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