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Cronaca

Pagavano per prostituirsi tra la Caorsana e la stazione, lucciole denunciano i loro protettori

Indagine dei carabinieri di Piacenza: ordinanze di arresto per cinque romeni di una organizzazione con base all'estero. Botte e minacce alle ragazze che non pagavano la protezione e il marciapiedi

Anni di sfruttamento della prostituzione a Piacenza - tra la zona della Caorsana, la stazione ferroviaria e via Maculani - sono finiti nel mirino dei carabinieri del Nucleo operativo di Piacenza che hanno individuato il gruppo di romeni che gestiva chilometri di marciapiedi lungo i quali giovani donne erano obbligate non solo a prostituirsi, ma anche a pagare cara questa sorta di "protezione", fino a 400 euro a settimana per ciascuna ragazza.
I carabinieri della Compagnia di Piacenza, coordinati dal pm Emilio Pisante, hanno concluso nei giorni scorsi l'articolata indagine denominata "Proxenet" (in romeno significa appunto protettore) che ha portato all'emissione di cinque custodie cautelari in carcere, tutte a carico di romeni. Due sono stati arrestati alcune notti fa durante un blitz in città, altri tre invece sono ancora ricercati. Tra loro anche quello che è ritenuto il capo della banda, con base in Romania, al quale convergevano tutti i pagamenti che le giovani lucciole erano obbligate a fare sia in contanti che con canali bancari digitali e carte prepagate. Se non pagavano regolarmente scattavano quelle che gli stessi carabinieri definiscono come «missioni punitive».
Sono state proprio alcune ragazze, dopo le botte e le umiliazioni subite per non aver pagato gli sfruttatori, a rivolgersi ai carabinieri chiedendo aiuto e denunciando i loro protettori.
Le accuse per gli indagati sono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, minaccia aggravata, concorso in sfruttamento della prostituzione e maltrattamenti in famiglia.

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