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Cronaca

Palazzo Galli, presentato il nuovo libro di Poli sull'architettura religiosa scomparsa

Valeria Poli, autrice, ricercatrice attenta e studiosa, unisce approfondimento rigoroso a lettura brillante. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, frutto di collaborazione con riviste non solo locali

Presentato a Palazzo Galli-Banca di Piacenza il volume "La città di Piacenza e l'architettura religiosa scomparsa", edizioni Lir (230 pagine). Valeria Poli è autrice che ha bisogno di ben poche presentazioni, ricercatrice attenta e studiosa profonda, unisce approfondimento rigoroso a lettura brillante. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, frutto di collaborazione con riviste non solo locali. Tra le opere più recenti i volumi "Vigolzone e la storia della territorialità della Val Nure" (2012), "Castelvetro terra contesa" (2015) e "Vigolzone. Storia, territorio, architettura" (2015).

«"La città di Piacenza e l'architettura religiosa scomparsa", dedicato all'architettura religiosa scomparsa – ha affermato il giornalista Ippolito Negri nel corso della presentazione - integra, completa e aggiorna l'ormai introvabile predecessore "Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza, aperte, chiuse, scomparse" di Armando Siboni pubblicato nel 1986 dalla Banca di Piacenza con note di monsignor Domenico Ponzini. Scrisse nella breve prefazione in quell'occasione il presidente Corrado Sforza Fogliani: "Senza grandezze spettacolari come ci ha lasciato scritto il compianto presidente Francesco Battaglia, la Banca di Piacenza prosegue nel ruolo culturale che s'è data, di rinverdire memorie e tradizioni della nostra terra". Ed è un po' questo quel che muove la ricerca storica che ci porta ad affrontare tre livelli di conoscenza: l'evoluzione della chiesa piacentina: cito per brevità i dati delle parrocchie: XIII secolo, 74 parrocchie; 1558, 54; 1737, 40; 1822, 38; 1842, 32; 1892, 14. Oggi, sempre riferendoci alla cerchia urbana entro le mura, le parrocchie sono ancora 14, ma con 10 parroci. Se aggiungiamo che i preti nel 1915 erano 560 e oggi 236 (di cui 102 oltre i 75 anni e 23 oltre i 90) ci rendiamo conto di come anche nel presente e soprattutto nel futuro andremo incontro all'opportunità di riutilizzare immobili dell'edilizia religiosa».

Il secondo livello cui ci porta la lettura del libro dell'architetto Poli è quello del recupero della memoria e della conoscenza. Al proposito Negri ha citato una nota di pagina 40 a proposito del convento di San Siro, oggi Galleria Ricci Oddi. Lo stesso Ricci Oddi scrive in un appunto datato 6 novembre 1921 – 10 novembre 1924: "Il Comune ha acquistato l'area e i relativi stabili della defunta contessa Mancassola e fra breve io potrò disporne per edificarvi la galleria che donerò alla mia città, appena sia compiuta (essendomi fin da ora impegnato col comune stesso)".

Il passaggio ripreso da Valeria Poli è in "Diario inedito di Giuseppe Ricci Oddi" del 1986. «Quante polemiche avrebbe evitato una conoscenza più approfondita della materia – ha evidenziato Negri - quanto si sarebbe risparmiato se a tutti fosse stato chiaro da subito quali sono i contenuti della questione Galleria Ricci Oddi, come non siano antitetiche le posizioni ma complementari: da una parte il rigore della lettera della donazione, dall'altra la possibilità di reperire risorse da parte di terzi che supportano la stessa Fondazione. Questo solo per citare uno spunto che inevitabilmente emerge da un libro che faccia della ricerca delle fonti la cifra di riferimento e contribuisca quindi alla formazione della memoria e alla sua corretta lettura. Il terzo livello di conoscenza offerto da libro - ha concluso Negri - è quello del mutamento urbanistico ed edilizio che, sempre in evoluzione, dimostra come non ci si possa cristallizzare su un quadro immutabile, ma come il patrimonio di oggi sia frutto di stratificazioni successive».

Di notevole interesse le 78 schede che Valeria Poli ha compilato attingendo rigorosamente alle fonti del fondo Fagnola con le planimetrie di tutte le chiese scomparse, documenti nei quali  è possibile trovare risposte a tutte le curiosità che possiamo avere, girando per la città, come riscontrando un'antica fotografia. Che non è poco in questi tempi in cui anche la curiosità, quando c'è, ottiene risposte approssimative e superficiali.

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