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Cronaca Bobbio

Pestato a sangue dopo la festa di Carnevale, condannati i tre aggressori

A Bobbio nel 2017. Erano accusati di aver picchiato un ragazzo anche quando questo era ormai a terra con calci e pugni e per questo sono stati condannati. All'origine del pestaggio una lite per futili motivi

Erano accusati di aver picchiato un ragazzo anche quando questo era ormai a terra con calci e pugni e per questo sono stati condannati. Due a 1 anno e 6 mesi e un terzo a 4 mesi. Erano accusati di lesioni e due dei tre anche di calunnia nei confronti della vittima che si è costituita parte civile con l’avvocato Andrea Perini. Gli imputati invece erano difesi dall’avvocato Monica Giuppi (che rappresentava il collega di Roma, Paolo Celli e sostituita il 24 gennaio da Mara Tutone). I tre aggressori sono stati anche condannati dal giudice Camilla Milani (pm Monica Bubba) ad una provvisionale di 5mila euro che subordina la condizionale mentre il resto dei danni provocati al piacentino sarà liquidato in sede civile. Il fatto era accaduto a Bobbio nel 2017 al termine di una festa di Carnevale che si era svolta all’auditorium del paese. Gli aggressori, la vittima e un suo amico avevano litigato per futili motivi, sembrava finita lì e invece hanno seguito la vittima e l’altro piacentino e nei pressi della chiesa di San Colombano è avvenuto il pestaggio. Una raffica di calci e pugni che l’avevano fatto stramazzare a terra. Nonostante questo i due avrebbero continuato a colpirlo fino all’arrivo dei carabinieri. Refertato in pronto soccorso aveva riportato una prognosi di 30 giorni (ecchimosi ed escoriazioni in tutto il corpo e naso rotto) e in seguito la procura aveva nominato un perito, il medico legale Antonio Osculati per le lesioni riportate dalla vittima. Cinque anni dopo la vicenda processuale di primo grado si è chiusa con le condanne (il pm aveva chiesto due anni e sei mesi e 9 mesi). La difesa dei ragazzi (due italiani e un ucraino) aveva puntato sulla poca chiarezza e linearità della denuncia e che alcuni dettagli non collimerebbero con i fatti. Due dei tre aggressori erano accusati anche di calunnia in quanto, una volta saputo di essere stati denunciati, avevano presentato a loro volta una querela contro la vittima che l’avvocato Perini aveva definito «un’azione per occultare la loro malefatta». La difesa una volta depositate le motivazioni della sentenza, valuterà il ricorso in appello. 

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