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Cronaca

“Piacenza Oil e Gas Museum”, dal convegno un invito al Parlamento

È partita la proposta di modificare il testo del decreto “Ecoreati”, autorizzando la riflessione sismica “Air Gun” nell’esplorazione del sottosuolo marino

Martedì il “Corriere d’Informazione” ha ripreso uno dei temi trattati  alla convention organizzata lunedì dal  Pogam (Piacenza Oil and Gas Museum), alla Sala Teatini.  Si tratta dell’articolo del ddl «ecoreati» in discussione al Parlamento, che prevede da 1 a 3 anni di reclusione per chi utilizzi la tecnica dell’«air gun», del cannone ad aria, per l’esplorazione petrolifera a mare. Trattasi tuttavia di una tecnologia usata in tutto il mondo e nessuno l’ha mai vietata.  Primato o autolesionismo? Si chiede Stefano Agnoli che firma la nota.

L’air gun- è stato precisato - è un cannone ad aria utilizzato in mare dalle società specializzate nei servizi per l’industria petrolifera per effettuare prospezioni sottomarine, alla ricerca di petrolio: il cannone spara in mare grosse bolle di aria compressa; la propagazione delle onde sonore generate dallo scoppio delle bolle d’aria rivela se le formazioni rocciose sotto il livello del mare contengono o meno petrolio o gas. Nell’intervento conclusivo del convegno di lunedì scorso, il ministro per lo Sviluppo, Federica Guidi, ha auspicato che la norma venga cambiata alla Camera. Sulla stessa falsariga sarebbe il titolare del Ministero dell’Ambiente, Gian Luca Galletti secondo il quale la norma andrà modificata tenendo conto delle direttive Ue. Ma per ora la norma così come scritta prevede che  “Chiunque, per le attività di ricerca e di ispezione del fondali marini finalizzate alla coltivazione di idrocarburi, utilizza la tecnica dell’air gun, o altre tecniche esplosive, è punito con la reclusione da uno a tre anni”. Poche parole che – a detta dei tecnici segnerebbero la fine in Italia di qualsiasi attività di esplorazione, impedendo, in sostanza – è l’opinione che è apparsa condivisa dai protagonisti della tavola rotonda ai Teatini - nuovo sviluppo dell’intero settore.

Il divieto di utilizzo dell’air gun – è stato fatto notare – non cautelerebbe le acque italiane.  Croazia, Montenegro, Grecia, Albania e Cipro che hanno da tempo in corso progetti di esplorazione in Adriatico  e nel Mediterraneo, non ne hanno vietato l’uso. Non si capisce inoltre – ha affermato l’ing. Pietro Cavanna - perchè l’air gun continua ad essere ammesso  per tutte le altre attività di ricerca che la utilizzano anche e soprattutto per lo studio della geologia marina, della sismicità e vulcanologia. Inoltre le onde acustiche dell'air gun sono pari a quelle emanate dalle eliche di grandi navi in navigazione e dalle onde con mare in burrasca.

Paolo Cavanna-2

Studi e ricerche effettuati da università e centri scientifici non hanno mai provato che la tecnologia dell'air gun possa provocare impatti negativi sulla biodiversità e fauna ittica. In particolare disturbare l'udito e causare lo spiaggiamento di cetacei. Esistono procedure rigorose da osservare durante l'acquisizione sismica, a cominciare dalla presenza a bordo della nave di un Osservatore, esperto in biodiversità e fauna ittica, che per prima cosa verifica l'assenza di mammiferi nell'area dove si intende utilizzare l'air gun. Inoltre è bene chiarire che è fatto specifico divieto di acquisire dati sismici durante il periodo di riproduzione  della fauna ittica. Infine esistono oggi tecnologie che permettono di ridurre l'energia acustica emessa e indirizzarla verso il fondo del mare, minimizzando quindi la superfice areale interessata. Ulteriore precauzione viene presa durante l'acquisizione sismica con la tecnica della partenza denominata "Soft Run" e cioè limitando notevolmente la fonte acustica all'inizio delle operazioni onde permettere l'allontanamento delle specie ittiche eventualmente presenti. La ricerca di ulteriori misure di minimizzazione d’impatto unitamente alla promozione di programmi di ricerca volti a comprendere e ridurre l’effetto di queste tipologie sulla vita marina, sono il modo migliore per promuovere attività di ricerca (sia essa di base, finalizzata ed industriale), in modo ecosostenibile.

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