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«Potrebbe commettere altri reati», resta in carcere un altro dei carabinieri arrestati

Il Tribunale del riesame respinge la richiesta di arresti domiciliari e conferma le accuse e la tortura: ha un’indole violenta, non rispetta le leggi e non ha remore a commettere illegalità. La difesa: «Escluso l’inquinamento delle prove e sulla tortura avevamo sollevato dubbi»

Resta in carcere l’appuntato Salvatore Cappellano, coinvolto nell’inchiesta sui presunti abusi e violenze commessi da alcuni militari della stazione Levante. Il Tribunale del riesame ha rigettato la richiesta della difesa, con l’avvocato Paolo Fiori, che aveva chiesto la revoca della misura cautelare e gli arresti domiciliari. Cappellano è accusato di 13 episodi e diversi reati, tra cui arresto illegale, tortura, peculato, truffa, falso, lesioni, spaccio. Secondo i giudici del Tribunale della libertà - che hanno confermato tutte le accuse, compreso il reato di tortura - Cappellano non rispetta le leggi. L’ordinanza di custodia cautelare, ha sottolineato l’avvocato Fiori, escludeva il pericolo di fuga, ma considerava la reiterazione dei reati e l’inquinamento delle prove. «Il Tribunale - continua Fiori - ha escluso inquinamento, ma è rimasto il profilo del timore che Cappellano possa reiterare reati della stessa natura di alcuni di quelli che gli vengono contestati».

fiori paolo-2La difesa, infine, aveva sollevato dubbi sugli indizi gravi della tortura e sostenuto che per tutti gli altri reati non ci fossero più le esigenze cautelari. Cappellano deve rispondere di 13 episodi e diversi reati (contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare, ma a questi se ne sarebbero aggiunti altri dopo i tanti interrogatori svolti dalla procura nel prosieguo delle indagini) tra cui arresto illegale, tortura, peculato, truffa, falso, lesioni, spaccio. Secondo i giudici del Tribunale della libertà - che hanno confermato tutte le accuse, compreso il reato di tortura - Cappellano non rispetta le leggi. L’appuntato, in carcere a Verbania, è ritenuto spregiudicato e con una “indole violenta”, incapace di controllarsi: “il ricorso alla violenza e all’intimidazione era usuale”. Il militare, per i giudici, non aveva remore a commettere illegalità. Tutti motivi che hanno portato i magistrati del Riesame a ritenere che possa di nuovo commettere reati o contattare persone appartenenti “all’ambiente criminale”. Cappellano sarebbe precipitato in un “vortice di illegalità” dove sarebbe arrivato a commettere reati per occultarne altri. Gli arresti domiciliari, affermano i giudici, vengono negati perché Cappellano potrebbe commettere “reati della stessa indole, soprattutto con riferimento a reati di spaccio di droga e di falso” nonché ad azioni violente.

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