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«Ti spariamo in testa»: agente della penitenziaria accerchiato dai detenuti. In aula: «Erano ubriachi»

A processo cinque nordafricani nel 2020 detenuti alle Novate. Sono accusati di aver impedito ad un agente di uscire dalla sezione e di averne minacciati di morte altri anche con lamette, bastoni e altri oggetti appuntiti: «Diamo fuoco a tutto oggi. Non ne uscite vivi». Sarebbero stati ubriachi

«Se chiedi aiuto ti tagliamo la faccia. Ti ammazziamo. Diamo fuoco a tutto oggi. Non ne uscite vivi». E ancora: «Tra pochi giorni esco, ti vengo a cercare e ti sparo in testa», «Siete delle merde. Questo è un carcere di merda». A raccontare al giudice Federica Ceresini (pm Monica Bubba) quanto accaduto nel carcere delle Novate il 29 febbraio 2020 ci hanno pensato cinque agenti della polizia penitenziaria ascoltati come testi nel processo che vede imputati cinque nordafricani (3 dei quali ancora detenuti) per resistenza aggravata a pubblico ufficiale: Driss Arej, Ayoub Khayal, Bader Khayal, Ahmed Khayal e Bilel Karoui.  Gli avvocati presenti in aula il 27 aprile e che hanno sostituito i titolari della difesa, sono Giovanni Barbieri, Andrea Bazzani, Paolo Lentini e Matteo Carella.

I cinque imputati, tre sono fratelli, erano tutti detenuti nella sezione D della casa circondariale di San Lazzaro per svariati reati, tre lo sono ancora ed erano in aula. Quel giorno un agente passando nei corridoi della sezione ha visto uno di questi bere da una bottiglia una sostanza alcolica, gli ha chiesto di consegnargliela e dal suo rifiuto è nato tutto quello che si è poi trascinato per le quattro ore successive. Sarebbe uso - è emerso in aula - da parte di alcuni detenuti di far macerare bucce di mele e altri frutti per poi distillarle con alcol. Questo procedimento produce una bevanda alcolica, appunto, che come tale è vietata. Svariati i controlli e i sequestri di bottiglie e numerosi i procedimenti adottati nei confronti di chi ne è trovato in possesso.

I cinque sono stati tutti descritti come molto agitati, in stato di ebbrezza e la loro protesta era volta - secondo quanto dichiarato - a ottenere migliori condizioni detentive. Dicevamo. Le celle in quel momento erano aperte e l’agente ha chiesto la consegna della bottiglietta, poi, - secondo l’accusa e i racconti dei testi, tutti concordi – è stato circondato da altri quattro nordafricani che gli hanno impedito di uscire dalla sezione per alcuni minuti: «Mi hanno detto che non potevo chiamare la sorveglianza con il telefono cordless e si sono frapposti tra me e il cancello, urlandomi “tu non esci più da qui, ti tagliamo la faccia”. Ho iniziato a chiamare aiuto e davanti allo sbarramento è arrivato un collega che ha cercato di calmarli per farmi uscire, invano». 

«Quando ho compreso la situazione ho allertato la sorveglianza e dato l'allarme – spiega un altro teste –. I cinque appena mi hanno visto hanno detto “non aprire perché ti ammazziamo, ti tagliamo la gola"». Quando, come previsto, sono arrivati altri agenti e graduati per cercare di riportare l’ordine «in quanto – hanno spiegato – tentavano di aizzare altri detenuti ed erano armati di lamette e punteruoli – la situazione non è migliorata». «Minacce di morte, insulti, sputi. Alcuni di loro – hanno spiegato – si sono tagliati con le lamette per poi spruzzare il sangue contro di noi al grido di “vi infettiamo”».

Nella sezione quindi sono entrati altri poliziotti e un ispettore: «Erano così ubriachi che nessuno riusciva a ragionare. Abbiamo tentato di instaurare un dialogo per mettere fine a una situazione pericolosa per tutti ma nessuno collaborava.  Ci hanno preso per i polsi e spintonati verso lo “sbarramento”, per poi scagliarci addosso manici di scopa. Abbiamo fatto uscire la guardia che era ancora nel corridoio, dopo pochi minuti. Tremava, era sotto choc.  Una volta chiuso nelle loro celle tutti gli altri detenuti della D e dopo molto tempo alcuni si sono convinti a farsi medicare per i tagli auto inflitti, altri sono stati portati a forza nelle stanze (come prevede l’articolo 41 dell’Ordinamento Penitenziario). Il processo è stato aggiornato al 14 settembre.

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