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Guardia di Finanza / Via Roma

Un software che trova e ricostruisce la rete dello spaccio

In manette due uomini. Uno ha patteggiato, per l'altro il processo è con rito ordinario. Nel bagagliaio dell'auto c’erano più di tre chili di marijuana, tre chili di hascisc, 52 grammi di cocaina, oltre mille euro e anche cinque telefoni. Le indagini erano della Finanza

Erano stati arrestati dalla Guardia di Finanza a dicembre 2020 a bordo di un’auto tra via Roma e via Pozzo. Nel bagagliaio c’erano più di tre chili di marijuana, tre chili di hascisc, 52 grammi di cocaina, oltre mille euro e anche cinque telefoni. In manette finirono Realdo Gjyshi, albanese di 31 anni e Andrea Bonetti, piacentino di 26. Il primo, difeso dall’avvocato Mauro Pontini, patteggiò cinque anni, mentre per il secondo si è aperto il processo in rito ordinario nei giorni scorsi davanti al giudice Alessandro Rago (pm Daniela Di Girolamo). Bonetti, che sull'auto era passeggero, si è sempre dichiarato di essere totalmente estraneo alla vicenda e di non sapere che nel baule ci fosse la droga. 

A parlare come testi dell’accusa sono stati chiamati i militati delle Fiamme Gialle che hanno raccontato il giorno dell’arresto e gli accertamenti successivi. I finanzieri hanno spiegato di aver visto una Volvo all’incrocio tra via Roma e via Pozzo, ferma: «Abbiamo notato che aveva lo sportello del passeggero aperto, poi è stato richiuso perché forse ci aveva notato. A quel punto abbiamo deciso di seguirla e fermarla in via Capra». «I due – hanno spiegato – erano tranquilli, nel baule, dentro uno scatolone sigillato con scotch marrone, abbiamo trovato la droga divisa “in bustoni”».

Visto il quantitativo e come era stato confezionato – peraltro la droga è risultata di ottima qualità -, i militari hanno anche spiegato di aver analizzato i tabulati dei cellulari trovati in possesso dei due e di aver inserito in un software i numeri di cellulare sia dei due sia di altri trovati nei dispositivi sequestrati e di persone sospettate di far parte della rete. Il programma di ultima generazione riesce a capire se e quali celle sono state agganciate in un raggio chilometrico di 1500 metri per un tempo limitato di tempo, circa due minuti dando vita a quella che in gergo è chiamata "analisi di prossimità". Il tutto per capire se in quel momento nella zona fossero presenti altri uomini e che quindi il trasporto della droga potesse essere monitorato e “staffettato” e se nei dintorni ci fossero anche i potenziali acquirenti. «I risultati hanno dato esito positivo e hanno evidenziato - hanno spiegato - la presenza di una fitta rete di contatti». 

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