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Cronaca

Processo Filosa, il pm: «Condannatelo a 12 anni. Niente attenuanti, ha mentito»

«Condannate Alfonso Filosa a 12 anni». Questa la richiesta di pena del pm del tribunale di Piacenza Antonio Colonna per l'ex responsabile della direzione provinciale del lavoro. Su 17 capi di imputazione solo per 5 è stata richiesta l'assoluzione

Condanna per Filosa e assoluzione per Fumagalli. Si è conclusa così la lunga requisitoria del pm Antonio Colonna, il quale ha chiesto la dura condanna 12 anni di reclusione - oltre a tutte le pene accessorie, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici – per l’ex direttore della Direzione Provinciale del lavoro e l’assoluzione per l’imprenditore milanese Morgan Fumagalli. Il pm ha anche chiesto che non vengano concesse le circostanze attenuanti perché “Filosa ha raccontato menzogne” e non c’è motivo per darle. I reati di cui deve rispondere Alfonso Filosa, 68 anni, sono corruzione, concussione, violazione di segreto d’ufficio e indebita induzione (quest’ultimo è un nuovo reato previsto dalla legge “anticorruzione” 190 del 2012 e punisce chi, approfittando della propria posizione, induce qualcuno a dare o promettere denaro). Colonna ha poi chiesto l’assoluzione per Fumagalli, l’imprenditore che si costituì dalla Svizzera dopo un ordine di arresto, perché l’uomo sarebbe rimasto vittima delle richieste di Filosa, per evitare i controlli sul lavoro, attraverso i due ex sindacalisti Cisl Gianni Salerno e Giorgio Cantarelli. Oggi, 11 luglio, era presente il padre di Filosa che ha ascoltato il pm e le sue richieste. Un’azienda, quella di Fumagalli, che “ebbe notevoli ripercussioni sul piano professionale e lo stesso Morgan anche su quello familiare” ha detto il suo difensore, l’avvocato milanese Michele Passarella. Fumagalli, imputato di corruzione, avrebbe versato, dopo varie pressioni, a due sindacalisti 30mila euro per evitare i controlli dell’Ufficio del lavoro di Piacenza. Il 18 luglio, il presidente del collegio Italo Ghitti e i giudici Elena Stoppini e Maurizio Boselli, ascolteranno gli avvocati difensori dei due impitati.

FALSA TESTIMONIANZA Il processo, però, potrebbe non finire qui perché la pubblica accusa ha anche chiesto la trasmissione degli atti alla procura affinché si proceda per falsa testimonianza nei confronti di tre testimoni (due di loro erano anche imputati): l’ex sindacalista Cantarelli, Gerardo Mainardi - l’uomo arrestato nel giugno 2009 dopo essere stato ripreso nel filmato dei carabinieri mentre consegna a Filosa un assegno nel suo ufficio in via IV Novembre - e Nicola Mandara, ristoratore cremonese.

I DIFENSORI DI FILOSA In totale erano diciassette i capi di imputazione di cui doveva rispondere Filosa: per 12 è stata chiesta la condanna, per 5 l’assoluzione. “Una richiesta di pena non congrua quella del pubblico ministero - ha affermato Benedetto Ricciardi, uno degli avvocati difensori di Filosa - anche se ci aspettavamo che lo facesse. L’accusa non ha tenuto in considerazione alcune testimonianze emerse durante il processo. Il 18 potremo esporre le nostre tesi difensive e chiederemo anche che si arrivi alla sentenza”. Anche l’altro difensore di Filosa, l’avvocato Luigi Alibrandi, ha detto di aspettarsi la richiesta di pena “considerando la risonanza che il caso ha avuto in sede locale nazionale. Una richiesta di pena rilevante”. Secondo il legale, “oltre alle testimonianze, uscite nel dibattimento, non considerate dal pm c’è anche da rilevare che un teste non è stato ammesso. Comunque, il 18 esporremo le nostre ragioni e chiederemo che alla fine il collegio giudicante emetta la sentenza”.

LA REQUISITORIA Articolata la seconda parte della requisitoria - la prima era stata il 4 luglio - di Colonna che ha insistito tutta sul diritto. Diversi gli aspetti emersi che hanno configurato, in varie occasioni, la concussione per induzione e la corruzione per costrizione. Una disamina giuridica che ha puntato sulla costituzione del reato in tutte le sue sfaccettature psicologiche come l’uso della suggestione, della pressione velata. Riportando diverse sentenze della Cassazione, il pm ne ha citata una che afferma che la corruzione esiste anche quando qualcuno dà del denaro “perché non si sa mai”, senza alcuna pressione. Oppure quando un privato versa denaro per assicurarsi i “futuri favori” di un pubblico dipendente. E ancora, il pm ha citato Filosa quando il pubblico ufficiale offre consulenze al privato per eludere i controlli della Pubblica amministrazione. E questo si sarebbe verificato con l’imprenditore Fausto Bianchi, gestore di fatto di diverse coop di servizi, che avrebbe pagato Filosa per evitare i controlli dell’ispettorato del lavoro o per esserne informato in anticipo.

LA CONCUSSIONE E poi, il pm ha compiuto un lungo escursus sulla concussione, per costrizione e per induzione. Se nella prima ipotesi i due soggetti sono su un piano di parità (il privato offre soldi al dipendente pubblico) nella seconda chi guida il gioco è il pubblico ufficiale che, richiedendo denaro o prospettando favori, determina lo stato di soggezione di chi dovrà pagare. Concussione che si realizza anche quando il pubblico ufficiale fa capire di “poter intervenire”.

La costrizione prevede sempre un “male ingiusto” ha sottolineato Colonna e incide sulla volontà. La costrizione, ha continuato, prevde la minaccia epslicita; l’induzione, la suggestione.

Colonna, poi, ha enucleato alcuni casi in cui si è realizzata la corruzione per costrizione, citando la Bertana, azienda di macellazione mantovana, e la Enersys di Cremona. La prima, dopo aver stipulato un contratto con la ditta di consulenza della figlia di Filosa, aveva deciso di interromperlo. Filosa chiese il pagamento di un viaggio negli Usa per sé e la moglie. Secondo Colonna, i titolari glielo pagarono perché “non si poteva dire di no, avevamo paura che ci danneggiasse”. La Enersys, invece, pagava i regali di natale di Filosa da anni. E alla società che aveva deciso di interrompere questi “regali” Filosa avrebbe detto “ma siete proprio sicuri?”.

L’indebita induzione, invece, secondo la procura sarebbe emersa nei confronti del Consorzio casalasco del pomodoro, verso l’Arp e verso Fumagalli. Qui gioca un ruolo importante la suggestione, si paga o si firmano i contratti con l’agenzia della figlia per “timore reverenziale”. Infine, il pm ha parlato della violazione del diritto della difesa. La pena è stata calcolata partendo dalla pena base di 7 anni per la concussione che si è aggravata per la continuazione dei 12 capi di imputazione contestati fino ad arrivare a 12 anni.

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